(di Valentina Brini)
I tentativi di Vladimir Putin di
dettare la linea sull'Ucraina trovano la risposta gelida di
Washington. Le parole del presidente russo sulla sua volontà di
"porre fine alla guerra" una volta raggiunti gli obiettivi sono
"vuote" e pronunciate da "un uomo da non prendere seriamente
quando parla di una soluzione", ha tagliato corto il portavoce
del Consiglio per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, John
Kirby, mettendo in luce le contraddizioni tra le frasi che
riecheggiano da Mosca e le azioni sul campo. Dove gli attacchi
russi a Natale non si sono fermati e anche la guerra ibrida con
l'Occidente si è aggravata.
Ad indagini appena avviate, l'allarme sul sospetto sabotaggio
di un cavo elettrico e dei quattro cavi in fibra ottica che
collegano la Finlandia all'Estonia ad opera della petroliera
Eagle S salpata da San Pietroburgo è già risuonato nelle stanze
della Nato: la presenza degli Alleati nel Mar Baltico sarà
rafforzata. E la tensione resta alta anche sull'altro giallo di
Natale, quello del volo J2-8243 dell'Azerbaigian Airlines
precipitato in Kazakistan, con la stessa compagnia azera che
parla di "cause di interferenza esterne fisiche e tecniche".
Unica a rompere gli schemi in Europa, la Slovacchia ha
confermato la volontà di offrirsi come sede per colloqui di pace
sull'Ucraina. Un assist diplomatico che porta la firma del
premier Robert Fico dopo la sua missione a sorpresa a Mosca,
destinato tuttavia a cadere nel vuoto agli occhi
dell'amministrazione Biden che - bollando come infondate le
possibili aperture di Mosca alla fine del conflitto - è invece
impegnata ad approvare un altro pacchetto di aiuti per Kiev
prima del cambio della guardia alla Casa Bianca.
La tesi sull'inaffidabilità dello zar è avvalorata anche
dall'analisi dell'Istituto americano per lo studio della guerra
(Isw), secondo cui Putin non ha alcuna intenzione reale di
trattare: il presidente russo, stando agli analisti del think
tank, avrebbe rigettato anche il piano proposto dal team del
presidente eletto Donald Trump, che suggeriva di ritardare di 10
o 20 anni l'adesione dell'Ucraina alla Nato, insistendo invece
sulle richieste di neutralità permanente di Kiev, divieto di
ingresso nell'Alleanza, severi limiti al suo esercito e persino
la rimozione del governo.
La presunta azione di Mosca per danneggiare il cavo elettrico
sottomarino Estlink 2 nel Baltico non contribuisce ad abbassare
la tensione. Le tre repubbliche baltiche sono in stato di
allerta, impegnate a invocare lo scudo della Nato per
proteggersi. Tanto che a definire l'episodio come un "sospetto
sabotaggio" e a garantire il rafforzamento della presenza
militare nelle acque della regione è stato esplicitamente il
segretario generale dell'Alleanza, Mark Rutte, durante una
telefonata di solidarietà con il presidente finlandese Alexander
Stubb. Il governo estone, da parte sua, ha reagito con fermezza
annunciando l'invio immediato di pattuglie in mare per
proteggere il collegamento elettrico con la Finlandia e
garantire che resti operativo, anche se per ripararlo potrebbero
servire oltre sette mesi. Ogni provocazione diretta di Mosca, ha
tuonato Tallinn per bocca dei ministri della Difesa e degli
Esteri, Hanno Pevkur e Margus Tsahkna, sarà combattuta "anche
con mezzi militari". Un avvertimento a cui si è aggiunta anche
l'Ue assicurando, nelle parole del presidente del Consiglio
europeo Antonio Costa, di essere pronta ad "affrontare la flotta
ombra della Russia". L'arma più alla portata degli europei
sembrano essere nuove sanzioni, dopo quelle inflitte lo scorso
16 dicembre a 79 imbarcazioni al servizio di Mosca. Consenso di
Slovacchia e Ungheria permettendo: la scadenza - fissata il 31
dicembre - del contratto tra Mosca e Kiev sul transito del gas
russo verso l'Europa potrebbe portare Bratislava e Budapest a un
nuovo scontro con Bruxelles.
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