BRUXELLES - L'Unione europea si dice "pronta" allo stop del transito del gas russo in Ucraina, parlando di un impatto "limitato" e mettendo sul tavolo un documento molto dettagliato, in cui illustra il suo piano per limitare i rischi, soprattutto per quanto riguarda i Paesi più esposti come l'Austria, la Repubblica ceca, l'Ungheria e la Slovacchia: "Abbiamo quattro rotte alternative, quattro principali percorsi di diversificazione, con volumi provenienti principalmente dai terminali Gnl in Germania, Grecia, Italia e Polonia ma forse anche dalla Turchia", scrive l'Ue nel documento. I 14 miliardi di metri cubi di gas l'anno, finora transitati dall'Ucraina, possono essere completamente sostituiti, rassicura dunque Bruxelles mentre crescono i timori, soprattutto di una fiammata dei prezzi. "La garanzia dell'approvvigionamento di gas dell'Ue per l'inverno 2024-2025 appare rassicurante", si legge nel rapporto diffuso dalla Commissione in cui si sostiene esplicitamente che l'Unione "è ben preparata, grazie agli sforzi di collaborazione della Commissione e degli Stati membri".
Le rotte alternative puntano sulla Germania, grazie "alla recente espansione della capacità di importazione del gas naturale tedesco e di quello dalla Norvegia, dai Paesi Bassi e dal Belgio che potrebbero fornire ulteriori volumi di gas all'Austria, alla Repubblica Ceca e alla Slovacchia attraverso infrastrutture già esistenti. Il secondo percorso passa attraverso la Polonia e può facilitare l'accesso al gas norvegese per i Paesi dell'Europa centrale e Ucraina. Poi c'e' la via di importazione attraverso l'Italia che può trasportare il gas verso il nord dell'Austria e poi verso la Slovacchia e/o la Slovenia. Infine la rotta transbalcanica può far fluire il gas dalla Grecia, dalla Turchia e dalla Romania verso nord, in grado di rifornire l'Europa meridionale e centrale, comprese Ucraina e Moldavia, attraverso i paesi con punti di interconnessione infrastrutturale già esistenti tra Grecia, Bulgaria, Romania, Ungheria, Moldavia, Ucraina e Slovacchia".
Il premier slovacco Robert Fico, considerato, insieme a quello magiaro Viktor Orban, una delle teste di ponte del Cremlino nel cuore dell'Europa, lancia intanto l'allarme: "L'interruzione del transito del gas attraverso l'Ucraina - ha ammonito sui social - avrà un impatto drastico su tutti noi nell'Ue, non solo sulla Federazione Russa". Posizione contestanta dal governo polacco, guidato dal popolare Donald Tusk, che oggi assume il semestre di presidenza del Consiglio europeo. Secondo il suo ministro degli Esteri, Radoslaw Sikorski, la fine del transito del gas russo attraverso l'Ucraina è un "vittoria". Tagliare la capacità di Mosca di esportare gas direttamente nell'Ue, ha detto Sikorsky su X, è "un'altra vittoria dopo l'allargamento della Nato a Finlandia e Svezia" nel 2023 e 2024. Il ministro ha anche sottolineato che la Russia ha "speso miliardi per costruire il Nordstream (due gasdotti nel Mar Baltico) proprio per aggirare l'Ucraina e ricattare l'Europa orientale minacciando di tagliare le sue forniture di gas".
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