Nessuna paura della "macchina",
l'Intelligenza artificiale è tecnologia, calcolo, matematica, e
come tale va trattato senza timori di algoritmi che possano
operare autonomamente, magari contro l'uomo, o addirittura
sviluppare una coscienza. E' un messaggio rassicurante quello
emerso dall' incontro "Carta di Trieste per l'Intelligenza
artificiale: IA e sanità, tra etica e salute", tenutosi ieri
sera in Camera di commercio Venezia Giulia.
Non un luogo a caso, visto che, come ha tenuto a sottolineare
il vice presidente della stessa Cciaa VG, Massimiliano
Ciarrocchi, questo ente "nel tempo è stato pioniere in tanti
settori anche tecnologici e dunque oggi continua ad avere questo
ruolo, approfondendo i temi legati, appunto, all'IA". Uno degli
aspetti affrontati è stato quello delle applicazioni dell'IA nel
mondo della sanità. La docente e specialista in pediatria
all'ospedale di Trieste Burlo-Garofolo Laura Travan ha ribadito
più volte che "la medicina non è bioingegneria, non è calcolo"
segnalando che "ciò che cura è anche il contatto pelle-pelle, la
relazione umana" come hanno dimostrato alcuni studi. E dal punto
di vista della sicurezza dei dati, ha assicurato che "c'è una
grandissima attenzione: in Italia le norme in materia sono molto
serie". Argomenti sui quali è stato completamente d'accordo
anche un altro medico del Burlo, Gabriele Cont.
Ancor più disincantato Diego Bravar, presidente di Biovalley
Investment Partner che si occupa di tecnologia e innovazione nel
mondo della sanità soprattutto: "L'Ia nella sanità è un
dispositivo medico come tanti altri, dunque non dobbiamo avere
paura dei cambiamenti". D'altronde "l'algoritmo è calcolo", "non
dobbiamo temere il sopravvento della macchina e parlarne troppo
di questa preoccupazione è negativo". Tutto vero, ma con alcune
condizioni, ha precisato il teologo don Ettore Malnati, tra i
promotori della Carta di Trieste per l'Intelligenza artificiale:
"L'algoritmo va sempre gestito dall'uomo, non deve essere mai
affidato a un robot" perché ciò che è fondamentale è "non
perdere l'umanizzazione". Se "il mondo è diventato troppo
individualista", forse anche a causa del diffuso progresso
tecnologico, "è indispensabile non perdere la solidarietà". E il
ruolo della religione in questo processo? "La religione ha
imparato a non andare contro la scienza, ma serve prudenza".
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