Faceva proselitismo non solo
online e sui social ma anche nei locali che gestiva a
Monfalcone, dove viveva, e sempre nella città in provincia di
Gorizia voleva aprire una moschea, il 27enne di origine turca
arrestato ieri nel blitz dei carabinieri del Ros, dopo una
complessa indagine della Procura di Bologna coordinata dalla
Procura nazionale antimafia e antiterrorismo, con l'accusa di
far parte a vario titolo di un'associazione terroristica dedita
alla propaganda pro "Al Qaeda" e "Stato Islamico", guidata da
una ragazza pachistana residente a Bologna.
Il 27enne, il "Bro turco" (abbreviazione inglese di
'fratello' turco, ndr) come lo definivano altre due dei cinque
indagati, la 22enne leader e la 18enne di Spoleto, nelle loro
conversazioni, a Monfalcone risulta coinvolto nella gestione di
due locali di kebab da asporto insieme al fratello. L'attività
di proselitismo - emerge dagli atti - non era solo online ma
veniva svolta anche nei locali, ad esempio verso i dipendenti,
dove si lasciava andare a innumerevoli commenti e critiche da
cui traspariva un sentimento fortemente anti-occidentale.
Intonava canti jihadisti pure davanti a minori.
Il "bro turco" tra l'altro era oggetto di indagini anche a
Udine per il suo percorso di radicalizzazione e per i rapporti
con un altro indagato per reati simili. Con questi aveva
addirittura pensato di aprire una moschea a Monfalcone, in
sfregio all'ordinanza di chiusura di due luoghi di culto. In
Turchia invece era stato condannato per finanziamento
terroristico.
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