"Non è un'opera, non è un film, non è un romanzo; somiglia più propriamente a un quadro o a un racconto breve.
È un'annotazione, la fotografia di uno stato d'animo, un'urgenza descrittiva che ti pulsa dentro e non puoi fare a meno di liberare.
È la forma canzone": così Roberto
Vecchioni parla della canzone, cui dedica 'Canzoni' (Bompiani),
un'autoantologia dei testi più significativi di 50 anni di
musica, con il commento di Massimo Germini - suo storico
chitarrista - e del semiologo Paolo Jachia.
L'idea del libro - che verrà presentato il 21 ottobre al
teatro Franco Parenti di Milano - è nata al ciclo di lezioni
tenute da Vecchioni all'Università di Pavia durante il corso di
"Forme di poesia in musica", durante il quale Germini e Jachia,
suoi collaboratori e autori del libro, gli hanno chiesto di
parlare anche delle sue canzoni e non solo di quelle di altri
cantautori. Germini e Jachia hanno poi sistematizzato, partendo
dall'analisi musicale e testuale, gli elementi caratterizzanti
della poetica del cantautore. La parola, da sempre cara a
Vecchioni, è al centro della riflessione: il suo criterio di
scelta, la valenza nel brano in un percorso che parte dalla sua
genesi e prosegue con l'analisi linguistica, grammaticale,
interpretativa e musicale dei due commentatori.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA