A volte la vita di un uomo si intreccia con quella di una comunità in modo sorprendente.
E' il
caso di Giuseppe Faravelli (1896-1974), socialista riformista e
allievo di Turati, di cui a 50 anni dalla morte, il giornalista
Fabio Florindi ha scritto la prima biografia: "L'eretico.
Giuseppe Faravelli nella storia del socialismo italiano"
(Arcadia Edizioni, 503 pp, 20 euro).
Raccontare la sua vita, vuol dire anche parlare di 70 anni di
storia del socialismo.
Joseph, questo il nome di battaglia che
assumerà in esilio, sarà al fianco di Matteotti e Turati nella
battaglia al fascismo, poi nel 1930 sarà costretto a espatriare.
Nel secondo dopoguerra è uno dei protagonisti della scissione di
Palazzo Barberini: militerà tra i socialdemocratici, per poi
tornare nel Psi. Quando sarà costretto dalle condizioni di
salute a mettere da parte la militanza attiva, diventerà un fine
commentatore politico sulle colonne della "Critica Sociale", che
dirigerà per 16 anni fino alla sua morte.
Iracondo, dotato di un'ironia corrosiva, Joseph scivolava
spesso nel turpiloquio con i suoi interlocutori ma nel rispetto
per l'ideale che si era liberamente scelto aveva la purezza di
un bambino. La migliore descrizione di Faravelli la fissò Vera
Modigliani: "Chi non lo conoscesse a fondo, come noi lo
conosciamo, come potrebbe sospettare quanto sentimentalismo,
quanta affettuosità si nascondono sotto quella scorza rude?
[...] la sua forza è tutta morale. Giuseppe Faravelli appartiene
alla frazione del Partito Socialista cosiddetta "riformista":
ma, mio Dio!, chi oserebbe mai chiamarlo "transigente"?".
Florindi offre una narrazione ricca di dettagli e
documentazione inedita. Attraverso uno stile coinvolgente, ci
restituisce non solo la figura pubblica di Faravelli, ma anche
il suo lato più intimo e umano. La prefazione è di Claudio
Martelli.
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