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In evidenza
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In collaborazione con Università Statale Informa - Università degli Studi di Milano
Per la prima volta uno studio
clinico getta luce sul legame tra scompenso cardiaco e patologie
concomitanti non cardiache, come diabete, malattie renali e
polmonari, dimostrando come queste aumentino il rischio di un
secondo ricovero ospedaliero nei pazienti scompensati e già
ricoverati una prima volta.
Secondo un'analisi condotta dall'Irccs MultiMedica e
dall'Università Statale di Milano, pubblicata sullo European
Journal of Internal Medicine, i pazienti dimessi dall'ospedale
con diagnosi di scompenso accompagnato da più di quattro
comorbidità, rispetto a chi non ne ha alcuna, hanno un rischio
doppio di re-ricovero, durante il quale trascorreranno in
ospedale più del doppio dei giorni, e un rischio di mortalità
per tutte le cause due volte superiore. Oltre all'età, anche il
genere è risultato una variabile in grado di influenzare la
prognosi dei pazienti, con gli uomini che hanno un rischio di
re-ospedalizzazione del 15% superiore rispetto alle donne.
"Il nostro lavoro dimostra come la concomitanza di altre
patologie non cardiache rappresenti un valido indicatore di
gravità dello scompenso e della sua probabile traiettoria
clinica - ha spiegato Antonio E. Pontiroli, professore di
Medicina Interna all'Università Statale di Milano, ideatore e
coordinatore dello studio e consulente di Irccs Multimedica -,
candidandosi a diventare un nuovo e utile strumento per
stratificare il rischio dei pazienti e selezionare quelli in cui
intensificare precocemente le cure, per evitare seconde
ospedalizzazioni. Un'opportunità quanto mai importante, se si
considera che lo scompenso è la prima causa di ricovero negli
ultra 65enni".
Lo studio epidemiologico osservazionale è stato condotto
accedendo ai database sanitari messi a disposizione da Regione
Lombardia (su oltre 10 milioni di residenti), attraverso un
sistema di sicurezza che anonimizza i dati e ne consente l'uso
ai ricercatori solo a fini di elaborazione statistica. Lo studio
è stato condotto su un'ampia popolazione 'real-world' di
pazienti, rilevando come in oltre 88.500 dimessi con una
diagnosi primaria di scompenso cardiaco, nel periodo 2015-2019,
in Lombardia, si siano verificate quasi 80.000
re-ospedalizzazioni per la medesima patologia in circa 42 mesi
di follow-up.
In collaborazione con Università Statale Informa - Università degli Studi di Milano
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