"La genitorialità è una scelta,
l'aborto è un diritto". La scritta campeggiava su uno striscione
esposto da rappresentanti di associazioni e sindacati sulle
tribune del Consiglio regionale Marche nella seduta in cui si è
discussa un'interpellanza dem che aveva come oggetto le
"Modalità di applicazione della legge 194/1978 con riferimento
alla presenza delle associazioni cosiddette 'pro-vita' nei
consultori". E' slittata invece un'interrogazione del Pd sul
"mancato recepimento linee guida del Consiglio Superiore di
Sanità sull'interruzione volontaria di gravidanza con
mifepristone e prostaglandine in regime ambulatoriale o Day
Hospital";
Associazioni e movimenti sono rimaste presidio davanti agli
uffici del Consiglio regionale in Piazza Cavour, ed erano
presenti in aula. Coinvolte la rete femminista +194 Marche,
Agedo (Associazione genitori, parenti, amiche e amici di persone
lesbiche, gay, bisessuali, trans*, +), Pro-Choice Rica, Aiga
(Associazione ginecologi e ginecologhe pro aborto), Agite
(Associazione Ginecologi Territoriali), Aied (Associazione
italiana pe 'educazione Demografica), Cgil, Cisl, Uil e Usb.
In aula botta e risposta tra la dem Manuela Bora e l'assessore
alla Sanità Filippo Saltamartini (Lega): la consigliera Pd ha
definito una "forzatura ideologica e legislativa" quella del
governo di "spalancare le porte di consultori pubblici alle
associazione pro-Vita, no-choice" in conversione del decreto
Pnrr. La Giunta, ha attaccato, va "a braccetto con i movimenti
anti-abortisti". Saltamartini ha ribadito la volontà di
"applicare pienamente la 194", ha riferito dell'arrivo in
Regione "di alcune richieste di accesso" ai consultori, che
vanno considerate "senza pregiudizi ideologici, steccati e
muri". E' in corso una "procedura istruttoria degli uffici", ha
informato, parlando anche dell'istituzione di un "Comitato
regionale con dirigenti e professionalità del settore" per "una
massima fruibilità della 194".
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