È Fabriano (Ancona) la piazza
simbolo scelta dai lavoratori delle Marche per lo sciopero
generale del 29 novembre indetto da Cgil e Uil. Una scelta non
casuale visto che il fabrianese, tanto più dopo la presentazione
del Piano industriale della Beko Europe con quasi 2mila esuberi,
circa 400 nelle Marche con la chiusura entro il 2025 del sito di
Comunanza (Ascoli Piceno), di esuberi a Melano di Fabriano,
circa 66, e ulteriori tagli ai settori impiegatizi e
dirigenziali, rappresenta un territorio emblematico, che
racchiude in sé i diversi problemi che attanagliano le Marche e
cioè la crisi dell'industria, lo spopolamento e l'assenza di
risorse per le aree interne.
"Continuiamo a insistere sui grandi temi che abbiamo posto al
Governo: i salari, la perdita del potere d'acquisto, la
sicurezza sul lavoro, il fisco. In questo paese il 90% delle
tasse è pagato dal 40% della popolazione, sempre i soliti:
pensionati e lavoratori dipendenti. Gli stessi che poi non
riescono ad accedere ai servizi essenziali, oltre al danno la
beffa", dicono Giuseppe Santarelli e Claudia Mazzucchelli,
segretari generali di Cgil Marche e Uil Marche, che evidenziano
come nel 2023, in Regione, "solo il 10% dei contratti di lavoro
attivati sia stato a tempo indeterminato, media nazionale al
20%. Il numero di precari è in continuo aumento e questo genera
incertezze economiche e sociali, aggravando una situazione già
difficile per le famiglie marchigiane".
Secondo i dati dell'Osservatorio sulle Vulnerabilità, nel
2022 "il 6,9% della popolazione marchigiana ha rinunciato a
prestazioni sanitarie necessarie per motivi economici, un dato
che è aumentato al 9,6% nel 2023. Questo significa che quasi una
persona su dieci nella nostra regione è costretta a rinunciare a
cure e visite mediche, con gravi ripercussioni sulla salute
collettiva". Nel 2023, l'indicatore di povertà relativa nelle
Marche ha toccato l'8,6%, un dato che supera la media nazionale
del 6,5% "e continua a crescere, lasciando migliaia di cittadini
in difficoltà". Per Cgil e Uil, concludono, "se il Governo ha la
volontà può ancora cambiare questa manovra, dimostrando con i
fatti maggiore sensibilità ai problemi dei giovani, dei
lavoratori dipendenti e dei pensionati che sono la struttura
portante del nostro Paese".
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