"I disoccupati senza precedente
esperienza lavorativa raddoppiano. Da 5.636 salgono a 12.511
(+6.875.) Sono giovani che si mettono sul mercato del lavoro ma
non hanno le competenze richieste dalle imprese". A
sottolinearlo sono i presidenti di Cna Marche Paolo Silenzi e
di Confartigianato Marche Moira Amaranti: secondo i dati
diffusi, nelle Marche "crolla l'occupazione in agricoltura e
vola nei servizi. In particolare nel commercio e negli alberghi
e ristoranti. In calo anche gli occupati nelle costruzioni
mentre è in lieve aumento nel manifatturiero".
Alla fine di settembre, nelle Marche gli occupati erano
secondo Istat 659.701, con un aumento di sole 626 unità rispetto
allo stesso periodo dell'anno precedente. Un incremento lieve
(+0,1%) e assai inferiore a quello registrato dal Paese nel suo
complesso (+2,2%). La crescita occupazionale che registra il
terziario(+15.643) compensa di poco il fortissimo calo degli
occupati in agricoltura (-13.196). L'industria manifatturiera
registra un aumento di 1.115 occupati mentre le costruzioni ne
perdono 2.934. Il forte progresso degli occupati indipendenti
(oltre 18mila in più) compensa il calo dei dipendenti, oltre
17mila in meno
"L'elaborazione dei dati Istat condotta dal da Cna e
Confartigianato Marche - commentano Paolo Silenzi (Cna) e Moira
Amaranti (Confartigianato) - evidenzia come gli occupati
ristagnino nella regione soprattutto per effetto della crisi in
agricoltura e nelle costruzioni, due settori tra i più colpiti
dalla perdita di imprese attive nel corso degli ultimi anni.
Alla crescita occupazionale del terziario e, in particolare, dei
servizi del commercio e del turismo si deve la tenuta
occupazionale della regione. Va sottolineato il grande
contributo al mercato del lavoro piccole imprese e partite Iva
che annullano il calo dei lavoratori dipendenti. Una riflessione
va fatta rispetto ai dati dei disoccupati senza precedente
esperienza lavorativa. Da 5.636 salgono a 12.511 (+6875). Si
tratta di giovani che faticano a inserirsi nel mercato del
lavoro perché i loro profili professionali non rispondono a
quelli richiesti dalle imprese. Su questo serve un grande lavoro
del mondo della scuola e della formazione regionale o
assisteremo sempre più al paradosso di un aumento di chi un
lavoro non riesce a trovarlo mentre le imprese non trovano
lavoratori".
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