"Il lavoro è dignità e futuro per
Fabriano". La scritta campeggiava sullo striscione che i
lavoratori della Beko Europe Fabriano (Ancona), impiegati e
operai, insieme alle sigle sindacali Fim-Fiom-Uil e alle
autorità cittadine, con la sindaca Daniela Ghergo, hanno appeso
stamattina in piazza del Comune sul balcone dell'ex sede
comunale. Presente il presidente del Consiglio regionale, Dino
Latini.
"Diciamo basta alla logica della speculazione e chiediamo
supporto alle Istituzioni per obbligare l'azienda a modificare
il piano industriale presentato", le parole dei dipendenti della
newco, costituita al 75% da Arcelik e al 25% da Whirlpool,
presenti al momento del posizionamento dello striscione.
Quasi 400 esuberi tra operai (66 a Melano), impiegati e
dirigenti (circa 300 tra ridimensionamento degli uffici
regionali e chiusura dell'unità di Ricerca e Sviluppo) a
Fabriano (Ancona); circa 320 a Comunanza (Ascoli Piceno) per la
chiusura dello stabilimento entro il 2025; questo il peso sul
territorio marchigiano del piano Beko in attesa del prossimo
incontro al ministero delle Imprese e del Made in Italy previsto
per la seconda metà di gennaio 2025.
"Il centro di progettazione fabrianese - spiega Pierpaolo
Pullini, componente della segreteria provinciale della Fiom - si
sta lentamente spegnendo in quanto i progetti in essere stanno
mano a mano andando a essere completati e non ne vengono
assegnati di nuovi. Sempre più persone sono senza lavoro
assegnato e rischiano di vedere sparire la propria posizione.
Questo sta a dimostrare l'inefficacia della linea istituzionale
perché, nei fatti, i licenziamenti li stanno già preparando e
rischiamo che inizieranno in maniera silenziosa, mentre la
discussione sarà in atto". Per questo occorre che Beko, conclude
Pullini, "ritiri il piano e ne presenti uno con più
investimenti, più prodotti, più progetti e più prospettiva. Il
Governo inizi finalmente a mettere in campo politiche
industriali per la difesa e il rilancio dell'industria
italiana".
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