Nove anni di carcere è la richiesta
di condanna formulata oggi dal pubblico ministero Gianfranco
Colace al processo, in corso a Torino, a Luca Pasquaretta, ex
portavoce della sindaca Chiara Appendino (oggi parlamentare
M5s). Fra le accuse c'è anche una estorsione alla stessa
Appendino e all'ex viceministro Laura Castelli per una vicenda
che risale al 2018. Entrambe non si sono costituite parte civile
e la Appendino ha sempre affermato di non essersi mai sentita
ricattata.
La trasmissione degli atti in procura affinché si valuti la
genuinità della testimonianza di Chiara Appendino è stata
chiesta oggi al tribunale di Torino dal pubblico ministero
Gianfranco Colace durante il processo all'ex portavoce della
sindaca, Luca Pasquaretta. Stessa richiesta è stata formulata
per l'ex viceministra Laura Castelli.
"Restiamo attoniti di fronte alla ricostruzione della procura
del tutto sganciata dalle prove assunte a dibattimento. Ed ancor
più attoniti di fronte alle accuse mosse a Chiara Appendino e
Laura Castelli le cui dichiarazioni ovviamente rendono
impossibile la condanna di Luca Pasquaretta". È il commento
degli avvocati Claudio Strata e Stefano Caniglia, difensori
dell'ex portavoce della sindaca di Torino, alla richiesta di
condanna a nove anni di carcere formulata oggi dal pubblico
ministero Gianfranco Colace. "La procura - osservano - aveva
creduto a Chiara Appendino e aveva chiesto l'archiviazione del
procedimento a suo carico. Il presupposto era chiaro: aveva
detto la verità, sia quando aveva detto che non sapeva della
consulenza, sia quando aveva detto che non si era mai sentita
minacciata da Luca Pasquaretta. Ora la procura si accorge che
però la tesi non tiene, ma anziché chiedere l'assoluzione come
già aveva fatto il pm Pacileo per il processo di Parco Dora,
chiede la condanna e gli atti per falsa testimonianza. Siamo
davvero molto sorpresi".
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