"La missione 6 del Pnrr mette a
disposizione dell'Italia oltre mezzo miliardo di euro per la
ricerca biomedica, un finanziamento molto più ricco rispetto a
quanto ottenuto, complessivamente, dal nostro Paese dal piano
Horizon (111 milioni) e dai fondi strutturali Programma
2014-2020 (123 milioni). Un'occasione che il sistema
imprenditoriale e universitario nazionale non può perdere, ma
che necessita di uno snellimento nella fase di verifica dei
progetti e di erogazione delle risorse per poter realmente
essere incisiva". A dirlo è Antonio Graziano, responsabile
Salute del Forum italiano dell'export e presidente del Polo
tecnologico piemontese.
"Secondo le stime nel 2028 il mercato del biotech sarà tre
volte più grande di quello attuale - prosegue Graziano - ma la
propensione degli investimenti privati e pubblici nel settore
ricerca e sviluppo in Italia non è allo stesso livello dei
principali Paesi europei, e questo è un freno potente allo
sviluppo. Basti pensare che, stando agli ultimi dati
disponibili, il valore della produzione italiana (751 milioni) è
il quinto in Ue dietro Francia, Spagna, Gran Bretagna e
Germania. Siamo inoltre poco attrattivi per i venture capital
con appena 177 milioni di investimenti a fronte dei 4,9 miliardi
dell'Inghilterra. Sul fronte brevetti registrati, la situazione
non è migliore: siamo al sesto posto nel vecchio continente".
"Le strutture amministrative dei ministeri competenti, per
ciascuna missione, sono già ingolfate dal lavoro ordinario su
fondi nazionali ed europei, e non riescono a smaltire la massa
critica proveniente dal Recovery fund - conclude il presidente
del Polo tecnologico piemontese -. Sarebbe molto più efficiente
un sistema centralizzato, a livello europeo, per la liquidazione
dei finanziamenti, altrimenti rischiamo di fallire l'obiettivo
dei milestone e quello finale del 2026".
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