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Responsabilità editoriale di NEW LIFE BOOK
PressRelease - Responsabilità editoriale di NEW LIFE BOOK
Certe volte, quando l’anima sanguina, sembra quasi impossibile trovare la medicazione giusta per farla guarire. Se il corpo, infatti, manifesta il suo dolore e trova riposo con le giuste accortezze, il nostro apparato emotivo ha bisogno di una cura diversa, spesso più tormentata, non sempre definitiva. La scrittura, in questi casi, è un balsamo che lenisce il male, ed è proprio nelle parole vergate sul foglio che rimangono incastrate la sofferenza, i ricordi, le tappe di un percorso di guarigione che non finisce mai. Nel suo esordio letterario, la giovane autrice Vanessa Barra Parisi ha voluto lasciare la traccia indelebile del suo viaggio intimo nel dolore, attraverso la perdita di un amore travolgente e turbolento e la riscoperta di una parte di sé forse troppo a lungo sopita.
Il libro “Anima 2.0: Il monologo della coscienza” di Vanessa Barra Parisi, pubblicato per il Gruppo Albatros il Filo, è un viaggio intricato nel cuore e nella mente di una giovane donna alle prese con l’amore, la perdita e le difficoltà di una vita ancora tutta da definire, in cui le certezze sembrano crollare una ad una, senza soluzione di continuità. Nonostante la sua giovane età – o forse proprio grazie ad essa – l’autrice non teme di affrontare tematiche complesse e profonde, mettendo a nudo le proprie fragilità e tramutandole in nuovi punti di partenza.
Sembra davvero di trovarsi al cospetto dell’anima dell’autrice, la quale, dopo tanto soffrire, si assume la responsabilità di parlare e confessare i propri turbamenti, con la lucidità malinconica di chi ha attraversato la tempesta, ma ne porta ancora i segni addosso. Il tema centrale è l’amore distruttivo, esplorato con una profondità che non lascia spazio a facili soluzioni. La protagonista si dibatte, infatti, tra il desiderio di essere amata e l’angoscia di sentirsi soffocare in una relazione che la consuma, e che al contempo le permette di sentirsi viva più che mai. Ciò che colpisce è l’intensità con cui Barra Parisi descrive il dolore e la lotta interiore della sua anima: la sensazione di essere bloccata, ferma davanti a un vicolo cieco che le impedisce di proiettarsi verso un futuro migliore. Le ferite che la trattengono dal futuro che desidera, portandola a un progressivo isolamento emotivo, sono descritte con un realismo che non lascia spazio a sentimentalismi. L’autrice riesce a far emergere il lato oscuro dei rapporti, mostrando come la sofferenza possa corrodere l’empatia e la capacità di connettersi agli altri.
La prosa di Vanessa Barra Parisi, nella sua spontaneità, dimostra al contempo una ricerca nei temi e nei simboli che permettono di meglio interpretare il suo stato emotivo. Si serve della metafora del Vaso di Pandora per descrivere la complessa e dolorosa esperienza nell’affrontare i propri demoni interiori: esso rappresenta infatti tutte le sofferenze, le paure e i traumi repressi che, una volta aperti, fuoriescono in un tumulto inarrestabile, travolgendo ogni tentativo di mantenere una facciata di normalità. Pur consapevole di ciò che avrebbe scatenato, aprirlo è un atto di coraggio e necessità. L’anima sa, infatti, che è solo attraverso questo processo che potrà iniziare a comprendere e affrontare le cause profonde del proprio malessere. In fondo al vaso c’è quindi ancora una volta la speranza, l’opportunità della guarigione: è una metafora della consapevolezza, e al tempo stesso del difficile, ma essenziale, percorso di accettazione verso la rinascita.
Un altro tema cruciale del libro, che l’autrice affronta con coraggio e sincerità, è quello delle dipendenze. Vanessa Barra Parisi le esplora in tutte le declinazioni, non soltanto come fenomeni fisici, ma come manifestazioni esteriori di un profondo disagio dell’anima. Quest’ultima si ritrova intrappolata in una rete di comportamenti autodistruttivi che vanno oltre le sostanze, sono abitudini mentali ed emotive che la vincolano a un ciclo di dolore e di disagio. L’autrice descrive con un realismo crudo e sincero come le dipendenze diventino un meccanismo di fuga da una realtà insopportabile: ogni tentativo di evadere dal proprio dolore si rivela essere un passo verso un abisso ancora più profondo. È un paradosso, la soluzione temporanea che aggrava il problema originale, il conforto momentaneo che porta a una schiavitù ancora più severa.
Il linguaggio di Barra Parisi è diretto e sincero, tale da riflettere la crudezza delle esperienze vissute. La narrazione in prima persona crea un’intimità che permette al lettore di entrare in contatto diretto con i pensieri e le emozioni narrate. La lettura si trasforma così in un’esperienza immersiva, quasi voyeuristica, un racconto dal vero dove ogni parola e ogni sentimento sono amplificati. La prosa è ricca di immagini potenti, di suggestioni che rendono palpabili le sensazioni descritte. In un passaggio molto denso ed evocativo l’autrice racconta, in quella che potremmo quasi definire una preghiera laica nei confronti dell’amato: “Hai graffiato la mia anima. L’hai graffiata come fanno quei mostri che escono durante la notte, con le mani biforcute. La sola differenza però, e che tu eri per me la persona che doveva salvarmi da quella oscurità. Quella persona che doveva proteggermi da quel futuro un po’ incerto che stavo imparando a conoscere. Invece, mi facevo proteggere da chi, poi, mi ha fatto del male”.
Persino il rapporto dell’autrice con la sua anima emerge come travagliato, persino scisso: inizia a crearsi una dissonanza tra ciò che desidera e ciò che compie, tra ciò che prova e ciò che invece vorrebbe provare. È una lotta che diventa via via sempre più violenta e potente, al punto che l’autrice tenta persino di rinnegarla, di rinunciare a quella parte di sé per proteggersi e smettere di soffrire una volta per tutte. In un mondo in cui le emozioni vengono vilipese ed è sempre più difficile entrare in empatia, creando più spesso relazioni a senso unico, Barra Parisi giunge alla soluzione drastica per la quale, forse, per smettere di soffrire sarebbe più semplice smettere del tutto di provare qualsiasi emozione. È qui che subentrano, invece, gli affetti più cari: quelle persone rimaste indietro, ma che non hanno mai smesso di tenere il proprio sguardo puntato su di lei, pronte a tendere una mano da stringere o una spalla su cui – finalmente – piangere.
“Anima 2.0” è un’opera che spinge il lettore a confrontarsi con le proprie fragilità. Nell’offrirci insieme la sua vulnerabilità e la sua forza, l’autrice ci invita a non arrenderci, a cercare sempre una via d’uscita dal dolore e dalla sofferenza, imparando a dire “basta” nel momento opportuno. Immersi in una società spesso ipocrita e giudicante, è raro trovarsi davanti a una confessione tanto privata e sincera, ma è proprio per questo che il romanzo è in grado di evocare emozioni forti, che forse sarà possibile riconoscere anche nella propria vicenda personale. È proprio a questo genere di lettori che si rivolge Vanessa Barra Parisi: agli ultimi, ai dimenticati, alle anime sensibili e danneggiate, ma forse per questo ancora più preziose. Nell’epilogo del suo romanzo racconta una vita diversa, con la prospettiva di un futuro possibile e finalmente luminoso. Il passato si è nutrito del dolore, ma sono le scelte che si compiono ogni giorno a permetterle di maturare, crescere e finalmente sbocciare in una nuova, rigogliosa esistenza. Per questo saluta i suoi lettori lasciando in dono un sorriso: l’esperienza di una donna, una storia condivisa, un’anima che risuona in una melodia più grande.
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