Con l'apertura delle lavorazioni e
delle semine nei campi ma anche delle grandi raccolte come
quella olivicola, sono 10mila i lavoratori che mancano nelle
campagne in Puglia, ma anche nelle attività di trasformazione e
quelle più specialistiche, con il rischio di minare la sovranità
alimentare in un momento di forti tensioni internazionali. E'
l'allarme lanciato da Coldiretti Puglia, in occasione
dell'incontro sul lavoro in agricoltura a Palazzo Rospigliosi a
Roma, con la presenza del presidente Ettore Prandini e del
segretario generale Vincenzo Gesmundo assieme al Ministro del
Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone.
La Puglia, regione a forte vocazione agricola - sottolinea
una nota - conta oltre 108mila lavoratori, di cui 1/3, circa
37mila lavoratori, è rappresentato da occupati provenienti da
altri Paesi, con rumeni, indiani, marocchini, albanesi e
senegalesi in testa alla classifica delle nazionalità più
presenti, secondo la Coldiretti. Una presenza importante che non
basta però a coprire le necessità delle imprese agricole, anche
per alcune lacune nell'attuale normativa, a partire dal
meccanismo del click day, con poche quote e non tempestive
rispetto alle esigenze di stagionalità del settore agricolo.
Capita spesso, infatti, che il lavoratore arrivi quando le
attività di raccolta per le quali era stato chiamato sono già
terminate.
Per superare le attuali difficoltà occorre passare ad una
gestione diretta e controllata dei flussi migratori e le ultime
modifiche introdotte alla normativa sul decreto flussi
rappresentano un passo importante verso la semplificazione e il
rispetto dei tempi di ingresso dei lavoratori, che vanno ora
implementate con un maggiore coinvolgimento delle associazioni
datoriali e dei consolati. In questo modo sarebbe più facile
anche far emergere situazioni di sfruttamento lavorativo e
caporalato.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA