L'eroe delle due isole: in Gran
Bretagna una Premier, in Sardegna cinque miracoli, con tre
promozioni e due salvezze. Non c'è stata partita, il
protagonista di Cagliari-Fiorentina (3-2 per i viola che
blindano l'ottavo posto e conquistano aritmeticamente l'un posto
per l'Europa anche il prossimo anno in attesa della finale di
Conference) stanotte alla Domus è stato Claudio Ranieri,
l'allenatore gentiluomo che si è seduto per l'ultima volta sulla
panchina di una squadra di club. Chiudendo la sua carriera (ma
resta sempre aperta la possibilità di allenare una nazionale)
dove erano iniziati i primi successi da mister in un campionato
professionistico. L'ultima mossa? Buttare in campo un ragazzino,
lo zambiano Kingstone Mutandwa. E "fargli" fare il gol del
provvisorio 2-1, il primo in A.
Festa dall'inizio alla fine. Prima la standing ovation e
quasi due minuti di applausi ininterrotti: l'ultima gara di
Ranieri in serie A è iniziata così. Poi un lungo e commosso
abbraccio con Italiano. E quindi la foto di gruppo con i
fotografi che lo hanno sempre immortalato. Nel frattempo dalla
curva ecco lo striscione lungo quasi cinquanta metri: esterna
riconoscenza per un grande uomo, grazie mister. E ancora i cori
tutti per lui. E quel "risorgeremo, l'ha detto Claudio Ranieri"
che a Cagliari conoscono tutti da trentasei anni, da quando il
tecnico è sbarcato in Sardegna. Tutto lo stadio lo applaude e
non vuole smettere: battono le mani anche i giocatori in campo e
l'arbitro. Ed è lui, Ranieri, che, per togliersi dai riflettori,
con un cenno fa capire all'arbitro: dai iniziamo questa partita.
Lui, camicia, gilet e cravatta rossoblu, si concentra sulla
gara, come ha sempre fatto. E chissà cosa gli passa davvero per
la testa.
Dagli spalti si fa quasi fatica ad apprezzare quello che
succede in campo. È una giornata di omaggi: all'11' lungo
applauso per Gigi Riva, al 13' per Astori, indimenticato ex di
tutte e due le squadre. Quasi impossibile, visto il clima,
apprezzare gli spunti di Ikone o di Luvumbo, o soffermarsi sul
duello tra Lapadula e Ranieri, l'omonimo del mister. Perchè la
partita da guardare è in panchina: è quella del veterano degli
allenatori che smette con il tran tran e il lavoro oscuro della
riprese degli allenamenti il martedì, della doppia seduta del
giovedì e della conferenza stampa del pre partita e le emozioni
delle partite. "Quella con la Fiorentina è la mia ultima partita
da allenatore del Cagliari e di un club- ha confermato anche in
una intervista a Sky- come ho già detto in passato, se dovesse
arrivare la proposta di una nazionale la prenderò in
considerazione". Eroe nelle isole, l'unico vero rimpianto è
stato quello di non essere diventato profeta in patria. Ma c'è
mancato poco che con la squadra della sua città, la Roma,
facesse uno scherzetto a Mourinho e al suo triplete. Ma dovunque
è passato, ha lasciato un buon ricordo: Napoli, Firenze,
Valencia, Madrid, Londra, Monaco eccetera eccetera. Trentotto
anni di carriera da allenatore (ma prima era stato un grande
difensore e capitano tra Roma, Catanzaro, Catania, Palermo),
dagli esordi a Lamezia Terme al Cagliari-Fiorentina di questa
sera. Una partita equilibrata con i viola in cerca di punti
europei in attesa della finale di Conference e il Cagliari, già
salvo, che non vuole rovinare la festa al suo tecnico e sfiora
nel primo tempo tre volte il gol con Luvumbo e Deiola. In
vantaggio però passa la Fiorentina (che aveva già sfiorato lo
0-1 con Belotti) con un tiro a giro di Bonaventura al 39'.
Lapadula pareggia prima dell'intervallo, ma non vale: è
fuorigioco. Prima annullato e poi convalidato il gol del pari,
di testa, di Deiola, al 20' della ripresa. Poi il sorpasso
rossoblu con Kingstone Mutandwa. Quindi la contro rimonta con
Gonzalez e Arthur su rigore dopo richiamo dal Var al minuto 103.
In mezzo un gol annullato a Lapadula.
Per Ranieri la festa continua anche dopo la partita. Tutto
il pubblico rimane sugli spalti per l'ultimo omaggio
all'allenatore forse più amato di sempre insieme a Scopigno.
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