La Corte d'appello di Catania ha disposto l'annullamento della confisca di beni per 200 milioni di euro ritenuti riconducibili a Mario Giuseppe Scinardo.
L'imprenditore era indicato dalla Dia, che aveva eseguito il
provvedimento il 17 aprile del 2014, come persona vicina a
Sebastiano Rampulla, boss di Mistretta (Messina) deceduto nel
2010 e fratello di Pietro, condannato per essere stato
l'artificiere che ha confezionato l'ordigno della strage di
Capaci.
La sentenza della Corte d'appello di Catania giunge dopo
diversi gradi di giudizio che avevano confermato la confisca.
Questa volta i giudici hanno accolto la richiesta di
annullamento avanzata dai legali dell'imprenditore, gli avvocati
Giampiero Torrisi, Enzo Trantino e Francesco Antille. Tornano di
proprietà di Scinardo numerose società e ditte individuali,
circa 230 beni immobili, aziende agrituristiche e vinicole,
impianti di calcestruzzo e circa 90 mezzi, tra camion,
escavatori, trattori, mezzi agricoli ed autovetture di grossa
cilindrata.
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