Anche nel blitz antimafia di oggi sul mandamento mafioso di Tommaso Natale che ha portato all'arresto di otto persone, così come nell'operazione di ieri sui clan di Brancaccio e Ciaculli, emerge la continua richiesta del pizzo nei confronti delle imprese che operano sul territorio.
Gli investigatori hanno accertato 11 estorsioni e due tentativi non andati a buon fine, mentre solo in due casi le vittime hanno denunciato spontaneamente le pressioni subite.
I carabinieri hanno ricostruito diverse intimidazioni,
spesso con attentati incendiari, messe in atto dagli uomini di
Giulio Caporrimo per scalzare i concorrenti e accaparrarsi
alcuni appalti. E' il caso dell'incendio doloso ai danni di un
esercizio commerciale di Sferracavallo. Un attentato che sarebbe
stato ideato da Caporrimo, dal figlio Francesco e da Francesco
Ventimiglia per ottenere la gestione del locale. L'attentato
doveva servire a vincere la resistenza del titolare. Con un
altro rogo è stato colpito un cantiere edile per la
realizzazione della rete fognaria sempre a Sferracavallo. A
ideare l'intimidazione sarebbero stati Antonino Vitamia e
Vincenzo Taormina per ottenere alcuni lavori in sub appalto.
Anche il furgone di una ditta di costruzioni fu danneggiato dal
fuoco mentre le microspie dei carabinieri registravano tutto "in
diretta". Un'altra intimidazione colpì una società edile che
stava svolgendo lavori di ristrutturazione in un immobile, con
l'obiettivo di ottenere la commessa per lavori di impiantistica.
Diversi gli episodi accertati anche ai danni di commercianti
della zona. La cosca faceva profitti anche grazie ai cosiddetti
"cavalli di ritorno", le somme che gli uomini di Caporrimo si
facevano consegnare per la restituzione di veicoli rubati.
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