Di fuoco in fuoco, la notizia ha attraversato il mare, Troia è in fiamme, la guerra è vinta e ora può bruciare pure Argo.
E il pubblico, gli attori, possono guardarsi allo specchio, su una parete immensa, che in un abbraccio raccoglie il passato e il presente e muta in protagonisti anche gli spettatori.
Eschilo è qui, parla di noi,
riflette il nostro destino, come quello di Clitennestra che ora
attende il marito Agamennone al varco e conta le ore che la
separano dalla vendetta. Il Teatro Greco di Siracusa è sold out,
come prima della pandemia. Ottantamila i biglietti già venduti
per le prime recite e ieri sera la stagione dell'Inda è stata
inaugurata con "Agamennone" di Eschilo, primo atto della
trilogia, per la regia di Davide Livermore.
Il motore di tutta la tragedia, questa e quelle a venire, è
l'uccisione della piccola Ifigenia per mano del padre,
comandante delle forze achee: uccidere una figlia per far alzare
il vento e far partire le navi. Ecco il primo delitto. Ifigenia,
che nel testo di Eschilo è solo evocata, viene portata in scena
da Livermore che ne fa un fantasma visibile solo a Cassandra.
Ifigenia brandisce un pugnale ed è del tutto solidale con la
madre pronta a compiere la vendetta. Davanti alla parete
specchiante, ecco un occhio immenso, che già lo scorso anno era
in "Coefore" ed "Eumenidi". Il fuoco si mischia alle immagini, i
video design di D-Wok, i volti di Oreste e Elettra che
completeranno l'Orestea, il sangue che scorre. Tutto è
ambientato negli anni Trenta del Novecento, in un tempo al
limite della dittatura, tra le due guerre mondiali, con i reduci
in sedia a rotelle e il coro formato da cinque infermieri. Le
scene del tutto innovative hanno la firma di Livermore e di
Lorenzo Russo Rainaldi. Per i reali di Argo è stato pensato un
salotto chesterfield. I costumi di Gianluca Falaschi sono
eleganti, preziosi, abiti da sera per Clitennestra, dal nero di
una comune giornata al rosso totale per accogliere Agamennone.
Ciò che è del tutto sconosciuto nella tragedia è il perdono:
non riguarda Elena, quella dai tanti mariti, né Agamennone, il
quale non solo ha ucciso la figlia, ma torna dal fronte con
l'amante Cassandra, preda di guerra, dono dell'esercito. E così
il rancore si moltiplica. "Solo dalla sofferenza si impara" dice
Eschilo, ma qui ancora c'è livore e sete di vendetta,
soprattutto nel "cuore maschio" di Clitennestra.
Livermore ha dato vita a un'architettura complessa in cui
tutto è al proprio posto e il filmato di un volo d'uccelli,
imprevedibilmente, si associa al passaggio reale di uno stormo
sopra: magia del teatro e di una serata che si conclude con
dieci minuti abbondanti di applausi.
Un capolavoro di profondità e di armonia, con una recitazione
straordinaria: da Laura Marinoni, Clitennestra, a Linda
Gennari, Cassandra, tutti agevolati dalla modernissima
traduzione di Walter Lapini. La tensione attoriale è alle
stelle, da Sax Nicosia (Agamennone), a Egisto di Stefano
Santospago, trattato dalla regina come un inutile schiavo.
Meraviglioso cast completato da Olivia Manescalchi (messaggero),
al coro formato da Gaia Aprea, Maria Laila Fernandez, Alice
Giroldini, Marcello Gravina, Turi Moricca e Valentina Virando.
Tutto è legato come in una partitura musicale, che partendo
da Bach si allontana fino all'atonalità nelle musiche di Mario
Conte, e poi al rock per i saluti finali. E' la firma di
Livermore che si accommiata dalla tragedia con l'ironia di chi
sa che non è finita qui. Repliche fino al 3 giugno. E stasera va
in scena "Edipo re" con la regia di Robert Carsen.
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