Lettere, appunti, ritagli di
giornali, fotografie. Questo materiale inedito salta fuori dai
cassetti nei quali sono conservate le carte di Giuseppe Pitrè,
il più noto e importante studioso di tradizioni popolari
siciliane tra l'Ottocento e il Novecento.
I documenti erano stati donati nel 1967 al museo etnografico,
intestato a Pitrè, da Giuseppina D'Alia Pitrè, nipote e unica
erede dello studioso che era un medico. Ora quelle carte, che
raccontano un accurato metodo di ricerca e una forte curiosità
intellettuale, sono state riprese da Eliana Calandra e saranno
esposte in una mostra organizzata dal museo con la "Settimana
delle culture" in collaborazione con il Lions club "Palermo
Mediterranera". La mostra sarà aperta il 10 aprile nella
cappella del Marvuglia del museo e sarà visitabile fino al 28
aprile.
Tra le carte personali sono stati ritrovati anche stralci del
registro delle lezioni tenute da Pitrè all'università di Palermo
come titolare della prima cattedra di quella nuova disciplina
scientifica che volle chiamare "demopsicologia". Il registro
contiene anche indicazioni sugli argomenti trattati.
Lo studioso conosceva il valore della memoria alla quale
riservava una grande attenzione come dimostrano i quaderni
manoscritti, i foglietti volanti e gli appunti che a volte erano
semplici intuizioni e a volte testi da sviluppare per la
pubblicazione.
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