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La linea comune degli ultrà, in silenzio davanti al gip

La linea comune degli ultrà, in silenzio davanti al gip

Club al lavoro con i consulenti dei pm. Gli atti: 'Pressing tramite media"

MILANO, 02 ottobre 2024, 20:54

di Francesca Brunati e Igor Greganti

ANSACheck
Ultrà: Milan, disponibili a collaborare con inquirenti - RIPRODUZIONE RISERVATA

Ultrà: Milan, disponibili a collaborare con inquirenti - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il silenzio. E' la linea comune scelta nella prima tranche degli interrogatori di garanzia da alcuni dei leader ed esponenti delle Curve Nord e Sud, tra i 19 arrestati di lunedì scorso.

Linea che si presume verrà adottata dagli altri coindagati nel faccia a faccia di domani e di venerdì con il giudice che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare contestando a vario titolo un lungo elenco di reati: associazione per delinquere aggravata dalla finalità dell'agevolazione mafiosa, estorsione, false dichiarazioni o attestazioni in atti destinati all'Autorità Giudiziaria, possesso e fabbricazione di documenti di identità falsi, accesso abusivo a sistemi informatici, lesioni, percosse, rissa e resistenza a pubblico ufficiale.

 

 




Nel carcere di San Vittore, davanti al gip Domenico Santoro e ai pm Paolo Storari e Sara Ombra, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere Francesco Lucci, tra i capi della tifoseria milanista e fratello del responsabile Luca, e i suoi sodali Riccardo Bonissi e Luciano Romano. Lo stesso ha fatto Andrea Beretta, ex capo della Curva Nord che era nel direttivo assieme a Marco Ferdico e Antonio Bellocco, l'esponente della cosca di Rosarno che ha ucciso poco meno di un mese fa. Sentiti in video collegamento, sono rimasti muti anche i rossoneri Christian Rosiello, bodyguard di Fedez, Islam Hagag amico del rapper, Fabiano Capuzzo e Alessandro Sticco.

Domani sarà la volta, tra gli altri, di Luca Lucci e Marco Ferdico i quali, salvo sorprese, non parleranno. Intanto, in attesa delle audizioni di Simone Inzaghi, Javier Zanetti e Davide Calabria, le società, non indagate ma tacciate di non aver tagliato i ponti con le tifoserie, di non essere state in grado di fermare quella illegalità, fatta di affari legati ai parcheggi, ai biglietti e al catering e nascosta dietro la passione per il calcio, sono al lavoro assieme consulenti tecnici nominati dalla Procura in virtù di una procedimento speciale di prevenzione: Luigi Saporito per l'Inter e Pier Antonio Capitini per il Milan hanno già chiesto una serie di documenti come i modelli organizzativi e i loro protocolli applicativi, tutte le carte che riguardano gli appalti, gli organigrammi per individuare i ruoli e le funzioni dei dipendenti. I due esperti dei pm per i prossimi mesi dovrebbero individuare le smagliature nel sistema e dare indicazioni su come correre ai ripari. In caso di mancato adeguamento potrebbe scattare il commissariamento.

Tra i focus su cui ci si sta concentrando, oltre ai rapporti con la criminalità organizzata e comune, c'è il tema dei biglietti e della loro vendita abusiva e del pressing per averne sempre di più. Come raccontano le indagini, i vertici della Curva Nord avrebbero "fatto ricorso ad ogni strumento", creando anche situazioni plateali per attirare l'attenzione mediatica, al solo scopo di "inviare messaggi alla società e indurla a cambiare idea" su quanti assegnarne.

Ne sono conviti i pubblici ministeri che nella loro richiesta di misura cautelare, citano vari episodi che fanno riflettere sul 'potere' dei responsabili delle tifoserie. Come quello del 7 aprile 2023 al termine dell'incontro con la Salernitana finito con il pareggio con gli avversari campani. Ferdico e Matteo Norrito, allo stadio Arechi, subito dopo la partita, "viste le deludenti prestazioni della squadra (...) hanno avuto un 'confronto' in campo, proprio sotto il settore ove erano presenti i tifosi interisti" con Romelu Lukaku, "per chiedere a lui conto delle prestazioni della squadra".

Per i pm "la platealità della situazione (la foto che ritraeva i due capi ultras sotto la curva con il calciatore Lukaku era poi stata pubblicata sui quotidiani sportivi) attirava consapevolmente l'attenzione mediatica sulla vicenda" con lo scopo fare "indebite pressioni" sul club, Infine dalle carte di indagine viene a galla un episodio inquietante: un responsabile di una cooperativa, la "4Exodus", si sarebbe reso "disponibile ad interessarsi per far ottenere misure alternative alla pena detentiva a conoscenti ed amici" di Beretta, ottenendo "in cambio favori come, ad esempio, maglie firmate dai giocatori per i propri familiari o la 'prelazione' per la propria cooperativa sull'eventuale donazione devoluta dalla curva a seguito iniziative benefiche".

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