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Ai prof di Legge 200 toghe cucite da sarte formatesi in carcere

Ai prof di Legge 200 toghe cucite da sarte formatesi in carcere

E ora impiegate in una sartoria sociale di Napoli

NAPOLI, 16 dicembre 2024, 18:16

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Duecento toghe, realizzate dalle sarte formate all'interno del carcere di Pozzuoli, sono state consegnate oggi ai docenti di Giurisprudenza dell'Università Federico II di Napoli.
    Le sarte che hanno cucito le toghe, in cotone pesante 100% e con profili in raso blu, si sono formate in carcere poi sono state assunte dalla Sartoria Sociale Palingen, fondata da Marco Maria Mazio e Massimo Telese, il cui obiettivo è dare una seconda possibilità a detenuti ed ex detenuti, in particolar modo donne, attraverso la creazione di nuove opportunità lavorative grazie a formazione ed impiego professionale.
    All'incontro per la consegna delle toghe sono intervenuti Sandro Staiano, direttore del Dipartimento di Giurisprudenza, Giulia Russo, direttrice della casa circondariale "Pasquale Mandato" di Secondigliano, Marco Maria Mazio, ceo di Palingen, Samuele Ciambriello, garante dei detenuti della Campania e Amalia Giacchetta, una delle sarte.
    "Il nostro è un laboratorio sartoriale di Napoli - ha detto Mazio - che ha l'obiettivo di dare una seconda possibilità a persone in condizione di fragilità, prevalentemente donne, e di recuperare tessuti e capi altrimenti destinati allo scarto. La missione di Palingen consiste nel favorire l'inclusione di soggetti che si trovano in condizione di marginalità sociale e di precarietà lavorativa tramite la creazione di opportunità di formazione, di impiego lavorativo stabile nonché di crescita professionale. In quest'ottica, sono stati aperti due laboratori sartoriali a Napoli, uno presente all'interno della Casa Circondariale femminile di Pozzuoli e uno all'esterno, nella città di Napoli".
    Operando in partenariato con aziende terze, la sartoria sociale "si avvale della collaborazione di soggetti svantaggiati per la realizzazione di accessori e capi d'abbigliamento, consentendo loro di apprendere e perfezionarsi nell'arte della sartoria italiana. Inoltre, la produzione impiega capi e tessuti di fine serie, stock invenduti o donati da prestigiose aziende tessili italiane ed internazionali al fine di evitare di destinare al macero tessuti pregiati, consentendo un ridotto impatto ambientale. Crediamo che chi ha sbagliato abbia il diritto di riscattarsi - conclude Mazio - e che la miglior forma di sostenibilità sia la rielaborazione creativa dei rifiuti tessili. Non a caso il nome Palingen evoca il concetto spirituale della Palingenesi, sinonimo di rinascita".
   

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