Sgominate dai finanzieri del
comando provinciale Palermo due organizzazioni dedite al
contrabbando di sigarette. I militari hanno eseguito
un'ordinanza cautelare emessa dal gip su richiesta della procura
europea (Eppo) che ha disposto 14 custodie cautelari in carcere
e due arresti domiciliari e il sequestro di beni per oltre 1
milione di euro. Per altri 7 indagati per i quali pure era stata
richiesta la misura cautelare la eventuale esecuzione è rinviata
all'esito dell'interrogatorio preventivo. La procura europea ha
disposto perquisizioni in abitazioni e luoghi nella
disponibilità degli indagati, nei cui confronti si procede per
il reato di associazione per delinquere transnazionale
finalizzata al contrabbando di sigarette. Le attività sono in
corso nelle province di Palermo, Trapani e Napoli.
Le indagini hanno fatto luce su due diverse organizzazioni
criminali a carattere transnazionale, in rapporti di affari tra
loro, che svolgevano la loro attività nel trapanese e nel
palermitano e con agganci nell'area napoletana per le forniture
della merce. La prima, diretta da un tunisino e attiva
prevalentemente tra Marsala, Mazara del Vallo e Petrosino,
avrebbe introdotto nel territorio nazionale sigarette di
contrabbando provenienti principalmente dalla Tunisia attraverso
l'utilizzo di imbarcazioni da pesca. La seconda, capeggiata da
un palermitano, avrebbe acquistato grandi quantitativi di
sigarette provenienti dal nord Africa e dall'Est Europa,
attraverso la mediazione di tre napoletani, stoccandoli presso
magazzini dislocati in aree ad alta densità criminale, per poi
distribuirli in maniera capillare in tutta la provincia grazie a
un'articolata rete di rivenditori.
Durante le indagini durate circa due anni sono stati
eseguiti numerosi interventi che hanno portato a 7 arresti in
flagranza e a sequestri per complessive 22 tonnellate di
sigarette di contrabbando dei più noti marchi (Marlboro, Wiston,
Regina, Merit, Chesterfield, Philip Morris), che immesse sul
mercato avrebbero fruttato un profitto illecito di circa 4
milioni di euro, per un danno agli interessi finanziari
dell'Unione Europea di circa 850.000 euro, pari ai dazi doganali
non riscossi.
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