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Crescentini, i fantasmi? No ho paura degli uomini

Crescentini, i fantasmi? No ho paura degli uomini

Protagonista ghost-thriller Letto n.6, esordio di Milena Cocozza

TORINO, 29 novembre 2019, 21:03

Redazione ANSA

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CRESCENTINI, FANTASMI? NO HO PAURA DEGLI UOMINI - RIPRODUZIONE RISERVATA

CRESCENTINI, FANTASMI? NO HO PAURA DEGLI UOMINI - RIPRODUZIONE RISERVATA
CRESCENTINI, FANTASMI? NO HO PAURA DEGLI UOMINI - RIPRODUZIONE RISERVATA

"Paura? Me ne fanno solo gli umani e la loro violenza". A parlare così al Torino Film Festival è la madrina Carolina Crescentini che è anche protagonista di 'Letto n. 6', film esordio dietro la macchina da presa di Milena Cocozza. Una sorta di ghost thriller, prodotto dai Manetti Bros con Carlo Macchitella, che racconta la storia di una giovane donna medico, Bianca (Crescentini), che viene assunta da un ospedale pediatrico gestito da religiosi per coprire i turni di notte in reparto. Ma c'è un problema non da poco in questo film - passato oggi al Tff nella sezione After Hours e in sala con 01 nell'estate 2020 - intanto Bianca è incinta e poi l'austera clinica pediatrica dove si ritrova a lavorare non è affatto rassicurante. L'ex ospedale psichiatrico è abitato infatti da strane presenze e la collega che l'ha preceduta si è suicidata, gettandosi dalla finestra. La cosa più inquietante è però il fantasma di un bambino, Davide, che la tormenta e si aggira tra i corridoi o staziona nel letto n.6. Nessuno crede a questa inquietante presenza tranne il giovane portantino Francesco (Andrea Lattanzi) che aiuterà Bianca più di una volta.
    Il fatto è che questo bambino da oltre cinquanta anni è in attesa della mamma ed è veramente arrabbiato. "Dei fantasmi non ho paura - dice all'ANSA l'attrice - ma mi spaventano i luoghi che conservano una cattiva energia. Mi è capitato al Flowers Festival di Collegno che si svolgeva in un ex manicomio.
    Sono andata a vedere così alcune stanze dove una volta c'erano i pazienti, ma più che altro si trattava di sentire l'energia di quei luoghi. A volte il dolore rimane aggrappato alle pareti, anche se le tinteggi, rimane nel cemento del tetto e nelle sbarre. Credo insomma che il passato lasci le sue tracce nei luoghi". "Quando i Manetti mi hanno proposto il soggetto sono rimasta perplessa - rivela la regista alla sua opera prima -.
    Ho cercato così di trovare nel racconto delle cose che potessero essere mie. Il mio approccio è stato quello di raccontare una storia sovrumana collocandola in un contesto realistico e credibile. Sento molto vicino il personaggio della dottoressa - aggiunge-, per la gravidanza e gli ostacoli lavorativi che una donna ancora oggi deve affrontare se non vuole rinunciare al lavoro e alla carriera. In più credo ai fantasmi". E ancora la Cocozza: "Mi è piaciuto anche affrontare la tematica degli ex manicomi, ovvero il fatto che alcuni comportamenti umani siano devastanti per l'umanità, ma ce ne accorgiamo solo tardi. I danni irreparabili che vediamo in questo film, generati dalla debolezza umana, cinquanta anni fa erano considerati normali". Spiega ancora la regista:" Nel film c'è una mano femminile a 360 gradi, tutti i responsabili dei reparti erano donne ma non è stata una scelta precisa. Semplicemente negli anni mi sono resa conto di trovarmi bene a lavorare con le donne". Alle musiche Francesco Motta (marito della Crescentini), mentre nel cast anche Andrea Lattanzi, Roberto Citran, Carla Cassola e Pier Giorgio Bellocchio.
   

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