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La Maddalena di Artemisia Gentileschi a Napoli dopo 400 anni

La Maddalena di Artemisia Gentileschi a Napoli dopo 400 anni

Da domani a Santa Chiara fino al 19 gennaio '25

NAPOLI, 18 luglio 2024, 17:55

Redazione ANSA

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Dopo circa 400 anni la Maddalena di Artemisia Gentileschi torna a Napoli, città dove fu dipinta tra il 1630 e il 1635, e da domani sarà visibile all'interno del Complesso Monumentale di Santa Chiara, fino al 19 gennaio 2025.
    Conservata per secoli da privati, dagli ultimi cento anni la Maddalena è proprietà della collezione Sursock, a Beirut, dove fu gravemente danneggiata nell' esplosione del 4 agosto 2020.
    Restaurata grazie all'intervento di Arthemisia, il capolavoro oggi nuovamente risplende, mostrando tutti i caratteri propri del periodo trascorso da Artemisia a Napoli dove visse dal 1630 fino alla morte nel 1654: gli inconfondibili toni di giallo oro cupo e blu oltremarino su cui spicca il candore della camicia enfatizzati dalla potenza del chiaroscuro. La santa, il cui sguardo estatico trasmette la gratificazione per il passaggio a una nuova vita, sembra dialogare mentalmente con il divino, mentre alle sue spalle i gioielli e il vaso degli unguenti sono posti a sottolineare l'abbandono della precedente esistenza.
    Tra la città partenopea e la pittrice che denunciò il suo stupro divenendo per sempre una icona di tutte le donne, il legame è stato strettissimo. Dopo aver vissuto circa dieci anni a Roma, nel 1630 Artemisia si trasferisce a Napoli grazie ai rapporti che matura con Fernando Afán de Rivera, Duca di Alcalá e Viceré di Napoli, che nel 1629 ha acquistato suoi tre dipinti.
    Il suo stile, così vicino a quello di Caravaggio, affascina i collezionisti napoletani. Arriva in città con il fratello Francesco e la figlia Prudenzia, intrattiene una fitta corrispondenza con il committente Cassiano dal Pozzo con il Duca di Modena Francesco I d'Este e con Ferdinando II de' Medici, che ottengono suoi quadri, mentre Galileo Galilei e il nobile messinese don Antonio Ruffo diventano suoi consiglieri e mediatori. Se si esclude la parentesi inglese, quando nel 1638-'39 si reca a Londra per lavorare con suo padre Orazio alla corte di re Carlo I, Artemisia non si sposterà mai da Napoli, dove produrrà una grande quantità di tele con l'aiuto di Francesco, che sostituì il marito Pierantonio nella gestione della bottega. Diventerà la pittrice più celebre d'Europa, dipingendo anche le uniche opere pubbliche della sua carriera per la Cattedrale di Pozzuoli. La sua tomba nella Chiesa di San Giovanni Battista dei Fiorentini è andata perduta negli anni '50 del Novecento, quando l'edificio è stato abbattuto.
    Col patrocinio della Regione Campania e del Comune di Napoli, l'esposizione è realizzata grazie alla collaborazione tra la Provincia Napoletana del Ss. Cuore di Gesù dell'Ordine dei Frati Minori, il Fec (Fondo Edifici di Culto), Agape e Arthemisia. La curatela scientifica è di Costantino d'Orazio e il catalogo è edito da Moebius.
    Si apre con Artemisia un progetto di nuove iniziative nel sito: ad aprile 2025, nell'anno del Giubileo e dell'ottocentesimo anniversario del Cantico delle Creature, verrà inaugurata la prima grande mostra dedicata a Santa Chiara e a San Francesco.
   

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