Contrariamente a quanto si crede,
non tutti i Garibaldini indossavano la famosa camicia rossa.
Molti dei corpi, bande, legioni, colonne, brigate, compagnie e
battaglioni che formarono i ranghi garibaldini indossavano
uniformi proprie, fornite dai loro organizzatori, oppure dalle
popolazioni delle località in cui questi reparti si formavano.
Inoltre, spesso al garibaldino era permesso provvedere al
proprio vestiario autonomamente, per cui influivano le necessità
personali, la disponibilità finanziaria, la situazione
contingente, ma anche il gusto personale e la "fantasia" di ogni
volontario. In ogni caso, gli uomini che dal 1843 al 1915
combatterono con Garibaldi o in nome degli ideali garibaldini
nella maggior parte dei casi non avevano un'uniforme
propriamente detta: codificata, concepita secondo canoni
regolamentati, descritta in appositi regolamenti a stampa.
'Garibaldini in uniforme dall'Uruguay alle Argonne (1843-1915)'
è il tema della mostra, a cura di Pietro Compagni, in programma
al Museo civico del Risorgimento di Bologna dal 30 novembre al 9
febbraio.
In esposizione reperti originali, l'iconografia pittorica e
fotografica, le memorie di chi indossò quelle uniformi, ma anche
documenti, relazioni, note spese dei patrioti che procuravano le
uniformi, oltre alla "letteratura" degli studiosi del settore.
Le ricostruzioni delle "uniformi" proposte sono il frutto di
molti anni di ricerche e di un lavoro che non si è ancora
concluso, e che si è avvalso anche dei cimeli e delle fotografie
originali del Museo del Risorgimento. Inaugurazione con ingresso
libero venerdì 29 novembre, ore 18: l'evento sarà arricchito
dalla presenza di rievocatori di 8cento Aps che, in abito
storico, animeranno la mostra con scene teatralizzate ispirate
ai figurini esposti. In programma anche tre visite guidate
domenicali, l'8 dicembre, 12 gennaio e 9 febbraio.
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