"Per me è stato un salto mortale interpretare Vera.
Ho subito pensato , ma quando mi ricapita una cosa del genere, film di questo tipo non se ne fanno molti e tantomeno con protagoniste femminili".
Così all'ANSA Isabella Ragonese, attrice, drammaturga e regista palermitana, parla di Come pecore in mezzo ai lupi di Lyda Patitucci, un'opera prima che dimostra che con le persone giuste, un film di genere, un action-thriller si può benissimo fare e con successo. Almeno è il caso di questa opera prima della talentosa regista specializzata nell'action (Veloce come il vento, Primo re) che ha creato un thriller che non ti molla e con una dura, del tutto credibile, interpretata da una bravissima Ragonese nei panni di Vera, agente di Polizia sotto copertura. Una donna che non sorride mai, una davvero tosta, forse per troppe fragilità vissute e un passato familiare doloroso, a cui viene dato l'incarico di infiltrarsi in una banda di rapinatori, composta principalmente da serbi, e scopre che uno di loro è suo fratello minore Bruno (Andrea Arcangeli), con cui ha rotto i rapporti da tempo. Bruno, appena uscito di prigione, vuole partecipare all'ultimo colpo per ricominciare tutto e prendersi cura della figlia Marta. Per Vera e Bruno, che si ritrovano improvvisamente in ruoli opposti, obbligati a mantenere il segreto delle loro vere identità e, allo stesso tempo, a portare avanti i loro obiettivi. Nel cast del film, una produzione Groenlandia con Rai Cinema nelle sale dal 13 luglio con Fandango, Carolina Michelangeli, Gennaro Di Colandrea, Aleksandar Gavranič, Alan Katič, Miloš Timotijević, Clara Ponsot, Gabriele Portoghese, Imma Villa e Tommaso Ragno. "È un film che lavora sul doppio - dice ancora la Ragonese - io faccio due personaggi: Vera, ovvero la poliziotta sotto copertura, e Stefania, la mia vera identità. Quest'ultima è come un'adolescente mai davvero cresciuta. C'è una parte direi che è rimasta infantile, mentre come Vera, ovvero come agente sotto copertura, è una molto evoluta che non ha paura di nulla tranne che di Marta, la bambina figlia del fratello, che la mette a nudo. Anche in queste cose c'è tutta la profondità di questo film. In genere - sottolinea l'attrice - nei film la donna è sempre legata a un marito, a una storia, a un figlio, mentre in Come pecore in mezzo ai lupi, Vera è atipica, fa paura. È una donna che non ha neppure una casa, che la cambia sempre. È come se avesse cancellato il suo passato. "Ci sono voluti quindici anni per fare un film così - dice la regista -. E questo solo perché ho avuto la fortuna di fare, come aiuto regista, dei film con Matteo Rovere con il quale sono cresciuta e che mi ha permesso di avere una grande libertà insieme a una grande fiducia". Il fatto di uscire in sala a luglio, continua la Patitucci : "Non mi dispiace affatto. Sono un amante degli horror e l'estate è il tempo giusto di questi film. E poi Come pecore in mezzo ai lupi è già andato al Festival di Rotterdam, una cosa di cui sono molto orgogliosa perché è una manifestazione sempre attenta a raccontare le diversità nelle cinematografie dei vari Paesi". Come mai tanta passione per l'action? " "Mi piacciono le storie fisiche dove succedono delle cose. Io sono poi una persona molto fisica, faccio tante cose, devo toccare con mano" Registi di riferimento? "È brutto dover scegliere: sicuramente Carpenter e la Bigelow".
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