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Federico Moccia, racconto la famiglia vista dai bambini

Federico Moccia, racconto la famiglia vista dai bambini

Mamma qui comando io, una commedia tratta dalla cronaca

ROMA, 13 settembre 2023, 19:51

di Francesco Gallo

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Nasce da una vera e propria causa di separazione che si è tenuta a Matera dove il giudice ha assegnato per la prima volta la casa al bambino e non ai genitori.

Da qui abbiamo cercato di raccontare la storia di questo bambino come di altri coetanei figli di separati, bambini che spesso sono più lucidi degli stessi adulti".

Così Federico Moccia racconta all'ANSA Mamma qui comando io, il suo ultimo film in sala da domani distribuito da RS Productions in collaborazione con Mirari Vos. Si tratta di una commedia davvero leggera, e mai volgare, che racconta di una coppia in crisi e del loro bambino che appunto la sa lunga su come vanno le cose nel mondo dei grandi anche grazie alle molte esperienze dei suoi amici. Questa la storia. Filippo (Simone Montedoro) e Michela (Daniela Virgilio) in procinto di separarsi sono i genitori di Francesco (Alessio Di Domenicantonio), un bambino di nove anni. In tribunale nell' impossibilità di capire chi è il genitore giusto con cui il bambino debba vivere, il giudice, con grande originalità, assegna la casa a Francesco e stabilisce che saranno madre e padre ad alternarsi con lui ogni lunedì. Grazie alla consulenza poi di un assistente sociale il giudice deciderà, dopo sei mesi, a chi sarà affidato il piccolo in casa. Francesco, affiancato da un gruppo di coetanei, si sente a tutti gli effetti il Boss della casa e inevitabilmente ne fa di tutti i colori. Nel frattempo Filippo e Michela, si accusano a vicenda, spalleggiati anche dalle loro famiglie d' origine. Per Filippo c'è la troppo raffinata madre a sostenerlo (Corinne Clery), mentre di tutt'altra pasta il popolare padre di lei (Maurizio Mattioli), che è anche più determinato a voler sanare la coppia soprattutto per il grande amore che prova per il piccolo Francesco. "Certo ho puntato a fare una storia con lo sguardo dei bambini, ma ho cercato anche di raccontare ciò che succede ai genitori che capiscono a un certo punto che in fondo non c'è un vero motivo per lasciarsi" sottolinea il regista-scrittore figlio di Giuseppe Moccia, in arte Pipolo che assieme a Franco Castellano, ha scritto le più celebri commedie all'italiana con Totò, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia e tanti altri. La polemica di Favino sul non utilizzo di attori italiani nei film degli States? "Secondo me è una polemica relativa perché i registi scelgono come meglio credono. Ogni attore è coniugabile nei modi migliori secondo le sue capacità. E poi che dire, è una cosa molto antica, ad esempio in Novecento Bertolucci utilizzò Depardieu e De Niro per raccontare l'Italia". Teme l'intelligenza artificiale? "Alcune corde, alcune imprevedibilità sono impossibili da cogliere, l'intelligenza artificiale non credo proprio sia capace di ironia". Progetti per il futuro? "Spero di fare una cosa interessante che si chiama Bro, un titolo preso dal modo di salutarsi dei ragazzi. Si tratta di fare un film con delle riprese fatte dai soli telefonini per far capire come questo mezzo sia diventato un elemento fondamentale nella vita soprattutto dei ragazzi. Sarà un numero zero, una prova per vedere cosa esce fuori".

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