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Germano, 'io Berlinguer e la responsabilità verso gli altri'

Germano, 'io Berlinguer e la responsabilità verso gli altri'

Alla Festa Roma apertura con il film di Segre sul segretario Pci

ROMA, 16 ottobre 2024, 19:32

di Francesco Gallo

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Berlinguer. La grande ambizione - Il trailer del nuovo film di Andrea Segre con Elio Germano - RIPRODUZIONE RISERVATA

Berlinguer. La grande ambizione - Il trailer del nuovo film di Andrea Segre con Elio Germano - RIPRODUZIONE RISERVATA

Solo cinque anni, dalla morte di Salvador Allende (1973) a quella di Aldo Moro (1978), per raccontare filologicamente, e senza troppi retroscena, quel segretario del partito comunista più grande in Europa (1,7 mln di votanti), quel politico amato e rispettato da tutti, anche dagli stessi avversari quando in Italia erano ancora vitali le ideologie. Così 'Berlinguer. La grande ambizione' di Andrea Segre, film d'apertura della 19a edizione della Festa del Cinema di Roma in concorso a "Progressive Cinema" e in sala dal 31 ottobre con Lucky Red. Ad interpretare Berlinguer un grandissimo Elio Germano, perfetto nel riportare in vita senza mai strafare il teorico del compromesso storico, il padre dell'eurocomunismo, della via democratica al socialismo.

"Ho cercato di non caratterizzarlo troppo, di restituire solo qualche dettaglio di Berlinguer. Quello su cui ho lavorato è la sua particolare prossemica, l'inadeguatezza, la fatica che mostrava il suo corpo, il peso della responsabilità verso gli altri e l'assoluta mancanza di attenzione verso l'esteriorità", dice in conferenza stampa Germano. Per l'attore comunque nessun parallelo con i politici di oggi: "Lui si metteva al servizio degli altri, oggi siamo tutti una serie di monadi individualiste. Smettiamo di pensare che sia la gara a dare la felicità, ma che invece conti più la condivisione".

E ancora Germano: "Oggi si parla sempre di leaderismo, ma siamo sicuri che la risposta sia nel leader? Berlinguer era solo un segretario, una cosa diversa. Era un uomo capace di inquietanti silenzi anche perché capace di ascoltare gli altri, una persona che si sentiva davvero responsabile delle persone che rappresentava. Quando poi c'era da decidere qualcosa - conclude - si consultavano tutte le sezioni, anche le più piccole, c'era davvero una dimensione collettiva".

Dice invece il regista Segre: "Avevo in testa questa idea da tempo poi ho letto 'Gli ultimi giorni di Berlinguer' di Piero Ruzzante ed era proprio quello che volevo raccontare. Quella stagione politica portata avanti da un uomo votato da un terzo degli italiani ha comunque prodotto dei risultati molto importanti. L'incontro tra Dc e Pci ad esempio ha permesso la nascita della sanità pubblica". Che ne è oggi di quelle idee di sinistra? "Una cosa è certa: oggi nel mondo c'è più chiarezza di prospettive nella destra mentre la sinistra è certamente più disorientata". Nel cast del film: Elena Radonicich (Letizia Laurenti), Paolo Pierobon (Giulio Andreotti), Roberto Citran (Aldo Moro), Andrea Pennacchi, Giorgio Tirabassi, Paolo Calabresi (Ugo Pecchioli), Francesco Acquaroli (Pietro Ingrao) e Fabrizia Sacchi (Nilde Iotti). Una curiosità, l'opera di Segre, della durata di due ore, parte appunto dal 1973 quando Berlinguer sfuggì a Sofia a un attentato dei servizi bulgari. Si vedono poi le campagne elettorali vincenti del Pci, i suoi viaggi a Mosca, le copertine dei giornali fino all'assassinio nel 1978 del Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro.

Frase cult del film - una produzione Vivo film e Jolefilm con Rai Cinema, in coproduzione con Tarantula e Agitprop - quella di Antonio Gramsci che ha ispirato anche il titolo: "Di solito si vede la lotta delle piccole ambizioni, legate a singoli fini privati, contro la grande ambizione, che è indissolubile dal bene collettivo".

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