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Steve McQueen, con Blitz porto la guerra nel cuore delle persone

Steve McQueen, con Blitz porto la guerra nel cuore delle persone

La seconda guerra mondiale nel film del premio Oscar su AppleTV+

LOS ANGELES, 22 novembre 2024, 13:12

Redazione ANSA

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(di Lucia Magi) Nel suo ultimo film, il regista britannico Steve McQueen "porta la guerra in casa delle persone". Lo dice lo stesso creatore, pluripremiato e osannato per Hunger, Shame e 12 anni schiavo, presentando Blitz - da oggi su AppleTV+ - in conferenza stampa a Los Angeles.
    "La maggior parte di noi ha un'esperienza della guerra filtrata dai media o dai libri. Appare sullo schermo del computer, della televisione, o ci arriva attraverso un giornale: è qualcosa di astratto, puramente grafico", riflette il premio Oscar. "Dopo aver passato nel 2003 qualche tempo con le truppe britanniche dispiegate in Iraq, ho deciso che volevo dare volti e storie a quella tragedia. Il cinema può essere lo strumento giusto per farlo. Ma non immaginavo un film di soldati che combattono nei campi deserti della Francia…avevo bisogno di rendere il conflitto tangibile".
    A quest'urgenza si è unita un'intuizione precisa quando McQueen ha visto all'Imperial War Museum di Londra una fotografia scattata nel 1940, che ritraeva un bambino nero con una valigia tra le mani, pochi attimi prima di essere sfollato alla stazione dei treni. "Mi sono rivisto in lui. Ho voluto toglierlo da quell'astrazione e portarlo nel cuore delle persone". Nasce così la sceneggiatura di Blitz: 80 minuti di bombardamenti, incendi e terrore. Grazie a una fotografia e a un suono estremamente accurati, un'esperienza "immersiva" della cosiddetta "guerra lampo" di Hitler contro la Gran Bretagna. Con quasi due mesi di bombardamenti ininterrotti i nazisti speravano di far capitolare il nemico, invece provocarono la morte di 43mila civili e costrinsero più di milione e 200mila persone, soprattutto donne e bambini, a cercare rifugio lontano dalle città. È la storia di Rita (Saoirse Ronan), madre single operaia, e di suo figlio George (Elliott Heffernan), nove anni, bambino nero nato dall'amore con Marcus, immigrato di Grenada sparito nel nulla dopo un arresto. A fare le veci del padre, c'è il nonno, interpretato dal grande musicista Paul Weller, alla prima prova davanti alla macchina da presa. Dopo l'ennesimo bombardamento Rita decide di mandare George in campagna con uno dei treni organizzati dalle autorità. "Mi sono documentato a lungo - prosegue l'autore - Non potevo prestare il fianco a critiche di inaccuratezza storica. Per esempio, ho scoperto che Londra a quell'epoca era già una città multirazziale e le coppie miste erano una realtà".
    Anche gli attori hanno dovuto studiare parecchio: "Abbiamo parlato con sopravvissuti, donne e uomini che da bambini sono stati separati dalle madri o dai fratelli. Alcuni non si sono più ritrovati e raccontano di quel trauma come fosse successo ieri. Ascoltarli mi ha spezzato il cuore", si commuove Ronan, che sottolinea anche: "Il film rende giustizia alle donne.
    Mentre gli uomini combattevano, loro lavoravano e mandavano avanti il paese e i figli". "Metà dello sforzo bellico era sulle spalle delle donne - le fa eco McQueen - Sono state la spina dorsale del paese, l'hanno tenuto in piedi loro; sono le eroine silenziose della Storia".
   

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