(di Giorgiana Cristalli)
"La scuola è libertà, felicità,
gioia, stare insieme. Non può essere isolamento davanti ad uno
schermo e apprendimento a distanza. La scuola è godere e
soffrire con gli altri, è partecipare alla vita perchè la scuola
è vita": Roberto Vecchioni - in un'intervista all'ANSA - boccia,
senza mezzi termini, la didattica a distanza e la definisce "una
ferita forte, quasi mortale".
Il prof cantautore, che ha appena pubblicato un nuovo libro
dal titolo 'Lezioni di volo e di atterraggio' (Giulio Einaudi
editore), indirizzato agli studenti di allora e ai lettori di
oggi disposti a perdersi in traiettorie mai scontate, ricorda un
periodo "molto stravagante" della sua vita. "E' una storia
corale - spiega - racconta quando, negli anni '80, io e i miei
ragazzi, sempre di lunedì, avevamo l'abitudine bizzarra di
lasciare l'aula per stare in giro nei parchi, nelle strade,
nelle osterie, ma anche nelle cliniche o in posti stranissimi,
per fare lezioni aperte e libere associazioni di cultura. Si
partiva da un argomento come Leopardi o l'atomo e si allargava
il discorso. Ognuno diceva la sua e si passava da una disciplina
all'altra per capire che importanza potesse avere nella nostra
storia una certa scoperta o un certo approccio verso gli altri".
Nelle lezioni di Vecchioni c'è spazio per Socrate, ma anche per
miti contemporanei come Fabrizio De Andrè o Alda Merini (con una
sorprendente poesia inedita), "sempre visti in una maniera nuova
nel tentativo di rinfrescarne l'immagine", spiega. Quel modo di
insegnare e di imparare, che richiama Aristotele e le grandi
scuole filosofiche greche con la modalità di apprendimento
peripatetica, è rimasto nel cuore di Vecchioni. C'erano gruppi
in ordine sparso, con studenti in piedi, sdraiati, uno in
braccio all'altro. "Un modo di stare insieme totale in cui la
regola era non concedere mai spazio all'ovvio, mai il luogo
comune", precisa il prof. "Era una classe particolarissima,
molto bella, curiosa, colta. Abbiamo passato insieme giornate
indimenticabili, giornate di follia, ma era una follia buona che
andava oltre la normalità e le regole di tutti i giorni",
aggiunge. Si parlava tanto, si ascoltava. "Poteva durare anche a
lungo questo aggrovigliarsi di nuvole e mondi, ma si atterrava,
prima o poi - ricorda - si atterrava sempre".
La scuola di Roberto Vecchioni prima di tutto è un luogo in cui
s'insegna senza impartire lezioni, in cui non si danno voti e
quando si attribuiscono non sono mai altissimi, solo per
alimentare il gusto della scoperta e la capacità di mettersi in
discussione; anche se alla fine si è tutti promossi e i voti, in
alcuni casi, se li attribuisce pure l'insegnante. I ragazzi con
il loro bagaglio di sogni e insicurezze, di irrequietezza e
coraggio si chiamano come i più celebri pittori della storia e
ne incarnano alcuni tratti caratteriali. E il professore, quel
Vecchioni che insegnava negli anni '80 in uno storico liceo
milanese, coglie le sfumature di ognuno e ad ognuno offre
un'esca, un appiglio per muoversi nello spazio della storia,
della letteratura e della canzone.
Oggi la pandemia da Covid-19 impone l'isolamento. La
didattica a distanza, in primis per le scuole superiori, sta
riprendendo piede come quando eravamo in pieno lockdown. "Un
peccato - osserva Vecchioni - perchè in Italia abbiamo
insegnanti bravissimi, tra i più bravi del mondo, che sarebbero
attrezzati perfettamente per portare i ragazzi fuori e fare
scuola in un modo diverso. La cultura non è sapere ma cercare.
Sapere è un punto di arrivo, anche troppo fermo". L'abbandono
delle aule "mi fa stare malissimo", confessa. "Spero si possa
trovare presto una soluzione per far tornare i ragazzi in
classe. La scuola è stare insieme, conoscersi, amarsi,
deprecarsi, non capirsi... Ma capirsi dopo, vedere insieme cos'è
la vita". Rivolge un invito, un accorato consiglio, ai ragazzi
che sente sempre come 'i suoi' ragazzi: "Non pensate che la vita
sia solo fatta di traguardi e arrivi, di successi e di tecnica.
Bisogna innanzitutto formarsi dentro. La cultura è una difesa
fortissima. Quando hai un'umanità, puoi affrontare le cose più
pratiche, reali della vita, ma prima sono la coscienza, lo
spirito e il cuore che si devono allenare". L'augurio è che
questa situazione finisca subito. "So benissimo - conclude - che
i ragazzi ce la faranno lo stesso. Passerà questo momento
drammatico e non lascerà segni".
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