NATALE GIUNTA (con Angelica Amodei), IO NON CI STO.
IL CORAGGIO DI UN UOMO CONTRO LA MAFIA (Rai Libri, pp.224, 18 Euro) - "Il concetto di paura si è trasformato nella sfida di dovercela fare, perché penso di meritarmi una vita serena": è sempre stata la determinazione, fin da quando ancora ragazzino sognava di diventare un cuoco, a guidare come un faro Natale Giunta, chef e imprenditore siciliano di fama internazionale, che per anni ha lottato contro la mafia e che ora ha deciso di raccontare la sua storia nel libro "Io non ci sto", scritto con la giornalista Angelica Amodei e pubblicato da Rai Libri.
Nel libro Giunta, che dal 2005 ha iniziato a collaborare con la
Rai come ospite fisso de "La Prova del Cuoco", racconta con
franchezza di aver vissuto due vite: la prima, fino ai 30 anni,
in cui ha speso ogni energia per realizzare i suoi sogni e fare
della passione per la cucina il suo lavoro; la seconda, fino ai
40, segnata dalla volontà di non abbassare la testa di fronte
alle intimidazioni mafiose denunciando tutto alle forze
dell'ordine, ma anche dalla paura di non riuscire a fronteggiare
i tanti problemi scaturiti dalla scelta di non pagare il pizzo.
Poi il Covid, che come ristoratore lo ha colpito molto, al quale
ha reagito inventando da un giorno all'altro un efficacissimo
sistema di delivery per portare ovunque i suoi piatti e
contrastare così la crisi economica.
"La mia è stata una vita bellissima per tanti anni", dice
presentando il libro, "tutto è iniziato dalla gestione di un
ristorante nel mio paese, a Termini Imerese. Non avevo soldi, mi
sono indebitato, è stata una follia, ma con il lavoro piano
piano ce l'ho fatta". La mafia è arrivata a bussare alla sua
porta nel 2012, nel momento di massima espansione della sua
attività, quando accanto al lavoro di chef ha affiancato quello
di imprenditore. "Avevo tre strade davanti a me: potevo vendere
tutto e andare via, cercarmi un amico che mi aiutasse a
interagire con la mafia oppure restare e denunciare", dice, "mi
sono detto: resto qui. Per me queste parole sono diventate un
simbolo di battaglia".
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