(di Mauretta Capuano) ILIDE CARMIGNANI, STORIA DI LUIS SEPÚLVEDA E DEL SUO GATTO ZORBA (SALANI, PP 208, EURO 14,90).
Luis Sepulveda guerrigliero, prigioniero politico, giornalista,
ecologista, in esilio, bambino solitario che ne stava a pensare
dentro a un cesto di vimini usato per il bucato, ragazzo che a
13 anni voleva fare il calciatore e giovane innamorato che
regalava caramelle.
E' l'uomo e il combattente più che lo
scrittore quello a cui Ilide Carmignani, la traduttrice italiana
di Sepulveda, restituisce la voce in 'Storia di Luis Sepúlveda e
del suo Gatto Zorba' , in libreria l'8 aprile per Salani. A un
anno dalla morte, il 16 aprile 2020, di Lucho, come gli amici
chiamavano l'autore di 'Storia di una gabbianella e del gatto
che le insegnò a volare', la Carmignani si fa straordinaria
biografa per raccontare "la vita pazzesca" di uno scrittore
amatissimo in Italia dove ha venduto oltre 7 milioni di copie
con i suoi libri che venivano sempre pubblicati prima nel nostro
Paese, e due milioni con la Gabbianella.
"Spero che questo libro sia un ponte per portare i giovani da
Lucho, per farglielo conoscere anche come uomo e come bambino,
come ragazzo visto che lui non c'è più" dice all'ANSA la
Carmignani che ha lavorato per 26 anni con lo scrittore,
scomparso a 70 anni a causa del Covid-19, del quale era grande
amica.
"E' lui che parla, è lui che racconta. Io mi sono resa un pò
invisibile, forse come traduttrice mi è venuto più spontaneo.
Dopo 26 anni di libri, poesie, sceneggiature, una marea di
articoli di giornale, tutte le chiacchierate insieme. Un atto di
giustizia poetica come mi ha detto Carmen, sua moglie. Lui era
troppo generoso, voleva scrivere le storie degli altri e tutti
gli chiedevano di scrivere la sua" dice la Carmignani. Ed è
proprio Carmen Yanez, la poetessa cilena moglie di Sepulveda, ad
aprire il libro con un'intensa poesia e a chiuderlo "come in un
abbraccio" con una preziosa postfazione in cui sottolinea:
"attraverso il genere della favola, creando personaggi ispirati
dalla grandissima intesa che aveva con la natura e con gli
animali, Lucho ha esaltato i valori di cui era fatto per passare
all'umanità i concetti etici della diversità, dell'uguaglianza,
del rispetto dell'altro e della solidarietà".
Prima biografia dello scrittore, diversa da quelle classiche e
rigorose, miniera preziosa di aneddoti e storie, il libro vede
Sepulveda dialogare con il gatto Diderot, quello della
Gabbianella. "Gli volevo dare un interlocutore, scrivere un
libro che si rivolgesse a tutti, nella tradizione delle favole
di Sepulveda per ragazzi dagli 8 agli 88 anni e quindi avevo
bisogno di una voce che qualche volta lo sollecitasse a spiegare
perchè la vita di Lucho è un pezzo di storia del Novecento, ci
sono aspetti non solo duri ma complessi, la politica di Salvador
Allende, il negazionismo. Sepulveda e Diderot è un po' come se
fossero Don Chisciotte e Sancho Panza, un eroe e un personaggio
che per contrasto gli sta accanto" e c'è anche la gatta Kissa
che vive al Polo Nord e difende l'ambiente.
Meravigliosa la cornice, in un bazar sul porto, ad Amburgo,
pieno di oggetti strani, con 17 macchine da scrivere
appartenute a grandi scrittori e scrittrici dei cinque
continenti dove gli abitanti e i marinai di passaggio possono
scegliere quella preferita per raccontare il giorno più felice
della loro vita. Qui arriva Sepulveda, che agli occhi di Diderot
assomiglia tanto al suo amico, il gatto Zorba, e sceglie la
macchina da scrivere di Hemingway, da cui racconta questa
storia.
"Sepulveda scriveva sempre con i suoi gatti vicino. Amava molto
Hemingway, aveva combattuto nella guerra di Spagna insieme
all'adorato zio dello scrittore, Pepe Sepulveda, è un dato
storico. Sono tutte cose che arrivano da Lucho quelle che
racconto. Il libro è venuto velocissimo, come tirare un filo, in
un mese e mezzo" spiega. E aggiunge: "dando voce a chi non aveva
voce Sepulveda parlava a tutti. Credo che fosse la persona più
lontana da un concetto aristocratico della letteratura che
esista al mondo. Non ho voluto raccontare il Sepulveda scrittore
perchè mi sembrava che i suoi libri, proprio per questa loro
capacità di parlare a tutti potessero essere solo un po'
banalizzati da me. Lucio citava sempre Cortazar che diceva che
la vita deve avere la carica estetica della letteratura e la
letteratura deve avere la carica etica della vita. Raccontando
il Sepulveda uomo e cittadino in qualche maniera si illumina
meglio la parte di scrittore che uno può leggersi da solo
attingendo alla fonte" sottolinea.
Piena di dettagli che restituiscono lo sguardo di Lucho che era
serio, ma con gli occhi buoni e aveva un "senso dell'umorismo
pazzesco", il libro ha anche delle foto indimenticabili che
Carmen ha concesso con grande generosità: "ci tenevo che i
ragazzi vedessero Neruda e Allende che si abbracciano, Lucio
bambino, il vero Zorba" dice la traduttrice. La biografia si
chiude con un breve accenno al ricovero in ospedale per Covid e
il ritorno, che nel libro sembra di fantasia e in parte lo è,
in Patagonia. "Ma Lucio tornerà davvero ai piedi del Corcovado,
porteranno laggiù le sue ceneri non appena sarà finita la
pandemia" spiega la Carmignani.
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