SALVATORE NIFFOI, 'L'APOSTOLO DI PIETRA' (GIUNTI, PP.
252, EURO 18) Torna Salvatore Niffoi e ci porta nel territorio di sogno di Oropsiche, paese della Barbagia fuori dal tempo e dalle rotte, nel suo nuovo romanzo 'L'apostolo di pietra', in libreria per Giunti.
E' estate, la notte di San Lorenzo e d'improvviso gli
abitanti di Oropsiche si ritrovano a fare tutti lo stesso sogno:
un apostolo di pietra, con la testa che ciondola come un
ubriaco, scende in terra da una scala di cristallo e si posa nel
piazzale della chiesa. Grande sgomento, interesse, stupore,
adorazione, terrore agitano la popolazione quando, al risveglio,
non lontano dal sagrato, la statua del santo verrà ritrovata per
davvero.
Premio Campiello con 'La vedova scalza' (Adelphi, 2006),
Niffoi, nato a Orani nel 1950, in 'L'apostolo di pietra' è come
se volesse fare i conti "con la feroce e spietata accelerazione
dei ritmi esistenziali imposti dalla società contemporanea. Che
ha prodotto, non solo in Barbagia ma nel mondo, un terremoto
antropologico con effetti devastanti che sono sotto gli occhi di
tutti" dice lo scrittore. "Chi non li vede, o è nato cieco o lo
è diventato grazie alle overdosi quotidiane di imbecillità alla
quale gli influencer politico-culturali di turno lo hanno
sottoposto. La liquefazione dei rapporti umani ha massacrato
l'insostituibile piacere della lettura per sostituirlo con
quello onanistico dell'estetica del consenso" sostiene Niffoi.
"La mia Oropische - spiega l'autore - come ogni francobollo
di terra che ospita un pugno di umani condannati a vivere,
raccoglie dentro di sé tutte le storie del mondo. Nell'Apostolo
di pietra, dal punto di vista simbolico-religioso, la cornice
narrativa è sostanza vitale. La fede dei personaggi che popolano
il mio sertão barbaricino è sempre interessata, mai vocazionale.
La accettano, tramite la mediazione di San Tomè (San Tommaso)
perché tutti hanno paura della morte, del dolore e di tutto ciò
che di terribile potrebbe succedere loro in vita. Mancano di
fiducia in se stessi e in Dio, per questo si rifiutano di
riconoscere l'ineluttabilità del male, della morte. Vivono
dentro un'omologazione delirante".
Nel romanzo si alternano storie di sangue e di passione, di
metamorfosi e riscatto, di perdita, di dissoluzione che
conducono di fronte a un altrove enigmatico e arcaico.
"Per me scrivere è un atto d'amore e di dolore. Alle pagine
placebo-camomilla, anche nelle mie letture, preferisco quelle
spinose che tolgono il sonno e fanno pensare. Non ho mai scritto
per soldi o a richiesta, detesto gli scrittori che per quattro
soldi discettano su tutto, dalla cardiochirurgia alla finanza,
dalla politica alla danza. Oggi in campo editoriale c'è un
eccesso di buonismo culturale, si sente la mancanza di Pasolini,
della grande lezione di un pensatore ingiustamente dimenticato
come Gramsci" sottolinea Niffoi.
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