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Nino Mannino, la memoria critica del Pci siciliano

Nino Mannino, la memoria critica del Pci siciliano

S'iscrisse al partito a 17 anni, poi la carriera politica

PALERMO, 24 ottobre 2023, 13:29

Redazione ANSA

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NINO MANNINO: CONVERSAZIONE SULLA SICILIA.

IL PARTITO COMUNISTA E IL NOVECENTO (ISTITUTO POLIGRAFICO EUROPEO, 168 PAGINE, 15 EURO) Quando, nel 1956, si iscrisse al Pci aveva appena 17 anni.

E quello fu l'inizio di un lungo percorso nella sinistra che si concluse nel 2022. Nino Mannino ha dunque vissuto nella terra di frontiera siciliana i momenti storici più significativi che rievoca, con un occhio critico rivolto soprattutto alla vita del partito, in un libro postumo, "Conversazione sulla Sicilia", scritto con Matteo Di Figlia e Dario Carnevale, edito dall'Istituto poligrafico europeo.
    Mannino era una figura genuina di militante e dirigente. La sua è una rilettura molto schietta dell'esperienza politica cominciata in una Sicilia stretta da un lato dalle lotte contadine con l'occupazione delle terre incolte e dall'altro dalle grandi migrazioni verso il Nord. Il Pci, e quello siciliano in particolare, era attraversato da processi di cambiamenti sospinti dall'arrivo di giovani, donne, intellettuali. I gruppi dirigenti dovettero quindi fare i conti con una nuova realtà e spesso vissero con disagio gli stimoli del rinnovamento.
    Anche Mannino offre una testimonianza diretta, e in qualche punto scomoda, sulle resistenze che questi processi suscitarono.
    La sua è una rivisitazione che viene da un punto frontale di osservazione: è stato consigliere comunale insieme con Leonardo Sciascia (indipendente) e Achille Occhetto, deputato nazionale per dieci anni, sindaco di Carini alle porte di Palermo, componente della segreteria regionale del partito guidata da Pio La Torre.
    Mannino si dichiara quindi "testimone diretto degli avvenimenti politici, economici, culturali, giudiziari, morali (...) che hanno segnato la storia della Sicilia e in grande misura anche la storia d'Italia negli ultimi cinquant'anni del Novecento e nel primo ventennio del Duemila". Proprio come testimone di lungo corso Mannino, morto nel novembre 2022, offre un'analisi lucida combinata con un'avvincente capacità di affabulazione, ereditata dal nonno puparo.
    Anche La Torre, tornato in Sicilia nel 1981 e ucciso nel 1982, dovette confrontarsi con un tiepido sostegno. Questo, almeno, ricorda Mammino che riconosce a La Torre una grande capacità di mobilitazione politica contro la mafia e contro l'installazione dei missili Cruise a Comiso. Proprio contro i missili venne raccolto un milione di firme. "Una cosa mai vista.
    E senza che il partito - annota - centralmente muovesse un dito.
    Anzi, la cosa era presa troppo tiepidamente e con qualche 'distinguo'. Tanto che nessun dirigente nazionale si intestò quella lotta". La grande risposta popolare induce Mannino a ritenere. che La Torre sia stato ucciso proprio per la battaglia contro i missili e "non per la legge antimafia che porta il suo nome, che giaceva ignorata da anni nei cassetti del Parlamento".
   
   

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