Un anno e mezzo dopo l'aggressione che l'ha lasciato piu' morto che vivo sul palcoscenico di una conferenza sulla liberta' di espressione, Salman Rushdie torna alla ribalta con la prima intervista televisiva in vista della pubblicazione del suo nuovo memoir, Knife (in Italia sarà pubblicato da Mondadori con il titolo Coltello).
Lo scrittore anglo-indiano ha parlato con Anderson Cooper per il programma Sixty Minutes che andra' in onda domenica: sara' la prima volta che l'autore al centro di una fatwa degli ayatollah iraniani per il romanzo I Versi Satanici verra' intervistato per la televisione dopo esser stato preso selvaggiamente a coltellate il 12 agosto 2022 a Chautauqua, una comunita' per artisti dello stato di New York.
Dopo l'aggressione Rushdie
ha rischiato di morire, e' stato brevemente intubato e ha perso
la vista dall'occhio destro. "Il chirurgo che mi ha salvato la
vita ha detto che sono stato fortunato dopo esser stato
sfortunato: il mio aggressore non aveva idea di come si uccide
un uomo con un coltello", ha detto alla Cbs. L'aggressore di
Rushdie, Hadi Matar, si e' dichiarato non colpevole e resta in
carcere. Il processo e' stato pero' rinviato in gennaio dopo che
il giudice ha stabilito che la difesa non aveva avuto il tempo
di studiare il memoir, intitolato Knife: Meditations After an
Attempted Murder, che sara' pubblicato da Penguin-Random House
il 16 aprile.
"Scrivere questo libro e' stata una necessita' per me: un modo
di appropriarmi della narrativa di quanto e' successo e per
rispondere alla violenza con l'arte", aveva commentato lo
scrittore all'epoca dell'annuncio della casa editrice. L'agguato
si era sovrapposto a una vita passata per anni sotto la minaccia
della fatwa (e di una taglia di 2,5 milioni di dollari sulla sua
testa) decretata nel 1989. Per quasi un decennio Rushdie aveva
vissuto nascosto, un'esperienza affrontata in un precedente
memoir, Joseph Anton, pubblicato nel 2012 con lo pseudonimo
adottato in quel periodo di paura in omaggio agli scrittori
Joseph Conrad e Anton Cechov.
La fatwa era stata revocata nel 1998 e da allora Rushdie era
tornato un membro attivo della comunita' letteraria newyorchese,
in prima fila nel movimento per la liberta' di espressione.
Inizialmente l'idea di scrivere sull'agguato di cui era rimasto
vittima non gli era andata a genio: poi aveva cambiato idea e
immaginato Knife come un contrappunto di Joseph Anton, ma da una
prospettiva diversa: "Quando qualcuno ti pianta un coltello nel
corpo, e' una storia in prima persona".
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