Una storia d'amore impossibile.
Almeno per l'epoca dei fatti in cui è ambientata: il
Sessantotto. Lui un magistrato arrivato dal Meridione nella
Torino sconvolta dalla contestazione studentesca e alla vigilia
dell'autunno caldo del '69, che vedrà come protagonisti gli
operai. Lei una studentessa, occhi scuri, capelli corvini, gambe
lunghe e magre che il pm calabrese conosce in casa di amici
comuni, in uno dei quartieri della Torino Bene, la Crocetta.
Questo è il clima che ci fa respirare il giudice Marcello
Vitale, con il suo libro 'Nessuno ci può giudicare', presentato
oggi a Torino. Un romanzo pubblicato dall'editore Ensemble, che
vede come protagonisti Carla e Marcello. In comune hanno sole le
origini meridionali: la figlia dei fiori Carla ha il padre,
Petrino, operaio, prima alla Fiat Lingotto e poi a Mirafiori,
arrivato a Torino da Palermo, sotto la spinta delle enormi masse
di immigrati salite con le valigie di cartone.
Le vicende ruotano non su quel pezzo di storia d'Italia, ma
su come quella storia ha toccato profondamento il capoluogo
piemontese, che da lì a meno di dieci anni dopo, diventerà covo
del terrorismo delle Brigate Rosse e di Prima Linea, dove chi
contesta non si accontenta più degli slogan 'duri e puri,
arrivando non pochi di loro a imbracciare un mitra. Dall'altra
parte magistrati come il protagonista, che diventeranno
obiettivi. Un romanzo storico, ma nel contempo anche
autobiografico quello scritto da Vitale, dove c'è ancora il
sogno, la fantasia al potere, la musica di Mina e di Caterina
Caselli a fare da colonna sonora. Anche per storia d'amore così
impossibile da non poter essere giudicata.
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