(di Chiara Venuto)
A CURA DI GERRY GUIDA, 'INCONTRI CHE
CAMBIANO LA VITA. IL CINEMA DI ADOLFO BARTOLI, ARTIGIANO DELLA
LUCE' (ARTDIGILAND, PP. 323, 24 EURO)
Certi incontri cambiano la vita e possono trasformare un uomo
in un artista. È quello che è successo ad Adolfo Bartoli,
storico direttore della fotografia italiano scomparso lo scorso
giugno, che ha voluto raccontare il proprio percorso
professionale in 'Incontri che cambiano la vita. Il cinema di
Adolfo Bartoli, artigiano della luce', a cura di Gerry Guida,
per la casa editrice Artdigiland. La prima presentazione è
prevista martedì 10 dicembre alle 18.30 a Roma nella Sala
Consiliare del Municipio Roma III a Piazza Sempione, 15.
Partendo dal periodo al servizio della Mole-Richardson Co.,
passando dagli anni da assistente e operatore alla macchina fino
a quelli da autore, il libro non solo ripercorre la storia di
Bartoli attraverso la formula dell'intervista, ma gli ha anche
permesso di ricordare tutti i compagni di viaggio da lui
incontrati. Decine e decine di nomi, per altrettanti aneddoti
riguardanti non solo grandi personalità come Sean Connery e
Sophia Loren, ma colleghi di ogni ordine e grado incrociati sui
set di tutto il mondo.
D'altronde, dopo l'apprendistato al servizio di Pasqualino De
Santis in film come 'Gruppo di famiglia in un interno' di
Luchino Visconti e 'Cristo si è fermato a Eboli' di Francesco
Rosi, Bartoli ha trovato la sua consacrazione proprio fuori dai
confini italiani. Ed è stato davvero ovunque: in Cambogia e Hong
Kong per 'Lord Jim' di Richard Brooks, nella foresta amazzonica
per 'I miracoli accadono ancora' di Giuseppe Maria Scotese, in
Israele quando scoppiò la guerra del Kippur, a Cipro quando fu
divisa.
Con il regista e produttore Gianfranco Bernabei, il
cosiddetto 'artigiano della luce' ha solcato i mari
dell'Australia e della Polinesia per 'Tutti in pista nel Sesto
Continente' e 'Il grande oceano di Capitan Cook'. Con i
produttori e registi Ovidio G. Assonitis e Charles Band, Bartoli
è poi passato allo status di autore della fotografia,
dividendosi tra gli Stati Uniti e l'Est Europa, in film di
genere come 'Il pozzo e il pendolo', 'Vampire Journals' o le
saghe dei 'Puppet Master e Trancers'. Sul finire degli anni '90
ha firmato la fotografia di 'The Second Jungle Book: Mowgli &
Baloo', la più importante produzione internazionale, in termini
di budget, a cui abbia preso parte.
Proprio il suo rapporto con i colleghi di tutto il mondo,
evocato in tante delle sue risposte, è infine certificato dalle
cento pagine di contributi di amici e compagni di set che
seguono il racconto. Un tesoretto della memoria che si conclude
con le parole della figlia di Adolfo Bartoli, Tatum, che
perfettamente fanno il punto delle ragioni che hanno portato a
questo volume. "Mio padre aveva una specie di dono, oltre ad
illuminare tutti con le sue luci, illuminava tutti con il suo
sapere, gli piaceva insegnare sia nella vita professionale che
in famiglia e non smetteva mai di essere curioso di tutto ciò
che lo circondava - scrive -. Questo libro era infinitamente
importante per lui perché qui poteva finalmente raccontare le
sue esperienze e mostrare ai suoi collaboratori e ai familiari
quanto fossero state significative per lui". Perché solo così,
forse, si può davvero comprendere l'immagine di un uomo che
"anche quando ormai non lavorava più sul set, non smetteva mai
di creare".
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