(di Luciano Fioramonti)
''Una bellissima celebrazione dell'
umanità''. Antonio Pappano definisce così la Terza Sinfonia di
Aaron Coopland con la quale domenica prossima chiuderà in piazza
Duomo a Spoleto il Festival dei Due Mondi. Il maestro ha scelto
pagine suggestive del Novecento americano per il gran finale con
l' orchestra dell' Accademia Nazionale di Santa Cecilia. ''La
musica di Copland è molto particolare - spiega all' ANSA -
perché ha la capacità di descrivere il big country, gli spazi
enormi degli Stati Uniti, la maestosità e il mistero di questi
luoghi ma anche l' aspetto industriale, la macchina da guerra
americana''.
La Sinfonia fu eseguita per la prima volta nel 1946 e divenne
il simbolo delle speranze, delle inquietudini e della gioia
dopo la fine della seconda guerra mondiale. Serge Koussevitzky,
il direttore della Boston Symphony Orchestra che l' aveva
commissionata al compositore, la considerò "la più grande
sinfonia americana mai scritta". Nelle intenzioni dell' autore
doveva, appunto, riflettere lo spirito euforico e l' ottimismo
della Nazione in quel periodo. ''Parliamo di una America che
esce da una guerra che ha vinto, con un grande futuro davanti -
osserva Sir Tony -. Nella musica si avverte l' aspirazione
verso un futuro positivo. E' una musica non solo bella ma molto
ritmica''. Copland, ricorda il maestro, riutilizzò anche un
lavoro scritto in precedenza, la 'Fanfara dell' uomo comune'.
''E' dedicata non a un eroe ma alla persona normale. Trovo
molto commovente che riprenda questa fanfara e la sviluppi nel
finale facendola diventare una cosa veramente maestosa,
bellissima, una celebrazione dell' umanità''.
Pappano è alla sua terza volta a Spoleto e al secondo anno
di residenza artistica a Spoleto dell' orchestra dell' Accademia
Nazionale . Che cosa ha di speciale il Festival dei Due Mondi?
''Piazza Duomo, prima di tutto, è iconica. Lì c'è la storia…
Menotti, un personaggio che ho ammirato tanto. Anche il fatto
che abbiamo la possibilità di esibirci ogni anno per me è molto
importante''
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