Intrighi politici e scontri di
classe, passioni irrisolte e bramosie di potere. Una tragedia
in cui il mare è sfondo di una Genova in tumulto è riflesso
dell'animo inquieto dei protagonisti. L'Opera di Roma apre la
nuova stagione il 27 novembre alle 18 con Simon Boccanegra, la
storia del primo doge di Genova che Giuseppe Verdi racconta in
musica come un dramma sulla crisi di un sistema politico, e sul
tormento di un uomo diviso tra l'amore per la figlia e il
compimento dei propri doveri istituzionali. A firmare la messa
in scena è il grande regista inglese Richard Jones che torna al
Teatro Costanzi dopo i successi di La dama di picche e Káťa
Kabanová. Sul podio il direttore musicale della Fondazione
Capitolina Michele Mariotti. Protagonisti Luca Salsi nel ruolo
del titolo, Eleonora Buratto come Maria Boccanegra, Michele
Pertusi nella parte del nobile Jacopo Fiesco, Stefan Pop nelle
vesti di Gabriele Adorno, Gevorg Hakobyan come Paolo Albiani. Le
scene e i costumi sono di Antony McDonald, le luci di Adam
Silverman. Coreografa per i movimenti mimici è Sarah Kate Fahie,
maestro d'armi Renzo Musumeci Greco. Il Coro è diretto da Ciro
Visco. La serata inaugurale è trasmessa da Rai Cultura in prima
serata su Rai5 alle 21.15 e in diretta su Radio3 Rai. Sono
previste sei repliche fino al 5 dicembre. Anteprima giovani il
24 novembre alle 16:30.
Simon Boccanegra non ebbe vita facile. Verdi tornò sulla
partitura più di vent'anni dopo l'insuccesso di una prima
versione, rappresentata a La Fenice di Venezia nel 1857, in un
momento di svolta delle proprie concezioni drammaturgiche. A
rileggere la vicenda in questa nuova produzione per l'Opera di
Roma è il pluripremiato Richard Jones, da più di trent'anni
impegnato nei palcoscenici di tutto il mondo. Michele Mariotti
ha diretto il suo primo Simon Boccanegra nel 2007, a soli 28
anni, per l'apertura della stagione del Teatro Comunale di
Bologna. ''In quest' opera - spiega - amore e potere si trovano
crudelmente schierati l'uno contro l'altro. Da una parte la
musica di Verdi esprime un'atmosfera liquida, scura e
inafferrabile proprio come gli intrighi del potere, dall'altra,
per mezzo del canto isolato di un fagotto o delle oscillazioni
cromatiche degli archi, ci commuove. In un mondo così bieco non
c'è posto né per l'amore né per la pace, se non quella che Simon
Boccanegra troverà nell'ultimo abbraccio con il mare, che
diventerà così la sua tomba''. Quando affronti capolavori di
questo calibro, osserva il direttore d' orchestra, ''hai la
sensazione che non li potrai mai dominare. Il bello di queste
opere e che cambiamo con il nostro cambiare''.
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