(ANSA) – BOLOGNA, 7 GIU – Applausi alla parte musicale, dissensi a quella visiva: è accaduto alla prima al Teatro Comunale del Don Carlo di Giuseppe Verdi diretto da Michele Mariotti e messo in scena da Henning Bockhaus.
Motivo delle lagnanze un allestimento inutilmente kolossal (scene di Nicola Rubertelli), non nocivo alla partitura ma neppure rivelatore di particolari idee registiche, riempito qua e là di ovvietà di dubbio gusto come la presenza di Eboli nella stanza di Filippo II prima della celeberrima aria Ella giammai m'amò in cui il bravissimo basso ucraino Dmitry Beloselskiy ha mostrato una sofferta autorevolezza che gli ha fatto guadagnare un lungo consenso.
Michele Mariotti, che ha scelto per l'ennesimo debutto
verdiano la versione italiana in 4 atti dell'opera, è stato pure
festeggiatissimo dopo una prova ben calibrata
drammaturgicamente. All'11/o anno di collaborazione coi
complessi della Fondazione bolognese, il rapporto tra il
direttore pesarese e i collaboratori ha raggiunto livelli di
assoluta simbiosi e maturità. Per questo impegnativo
allestimento, il Comunale ha radunato un cast di grande livello,
uno dei migliori possibili oggi nonostante le ingerenze delle
agenzie, affiancando a quella di Beloselskiy le voci di Roberto
Aronica (Don Carlo), Maria José Siri (Elisabetta di Valois),
Luca Salsi (Rodrigo), Veronica Simeoni (La Principessa Eboli),
Luiz-Ottavio Faria (Grande Inquisitore), Nina Solodovnikova
(Tebaldo) e Luca Tittoto (Frate), tutti capaci di ben figurare,
e per questo molto apprezzati, sia nelle numerose parti
solistiche che nei duetti. Ottime le prove di orchestra e coro
con un plauso al violoncello solista di Eva Zahn.
Repliche l'8, 10, 12, e 14 giugno.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA