Un 2046 dove la crisi climatica è
ormai esplosa, l'ossigeno è razionato e il potere è in mano a
formazioni para militari ecologiste. In Italia le milizie verdi
hanno dichiarato il green lockdown: ogni contatto con la natura
è vietato alle persone (che non possono neanche più tenere
animali domestici) per consentire di curarla. Un mondo dove
alcuni adolescenti, decidono di riprendersi il proprio futuro.
E' l'ambientazione della serie teen distopica (un genere di
grande successo nel mondo, tra libri, piccolo e grande schermo)
Never too late diretta da Lorenzo Vignolo e Salvatore De
Chirico, con un cast corale che comprende Arianna Becheroni e
Roberto Nocchi, Matteo Taranto, Dana Giuliano, Mikaela Neaze
Silva, Jacqueline Luna, Manuel Rossi, Elisa Pierdominici. Dopo
Giffoni, arriva con l'anteprima di quattro episodi in Alice
nella città alla Festa del Cinema di Roma e sarà dal 22 novembre
su Rai Play.
"Volevamo raccontare il presente nel futuro, cosa potrebbero
affrontare i nostri nipoti e non poteva che essere uno scenario
distopico- spiega Camilla Paternò, che firma le sceneggiature
dei 10 episodi con Simona Coppini e Federica Pontremoli, in
collaborazione con De Chirico -. Un po' come si fa adesso con
gli animali nei safari, la natura viene protetta con dei
recinti. Una realtà nella quale i ragazzini non hanno mai visto
i boschi o il mare, non sanno cos'è il fieno o l'odore di una
rosa". Nella serie (prodotta da Rai Fiction e Propaganda
Italia) la storia ci porta in Sardegna, dove uno dei polmoni
verdi d'Europa, i 68 mila ettari della foresta di Nur sono
protetti da un alto muro. Un regime al quale i ragazzi
reagiscono in maniera diversa. Il brillante Jacopo (Nocchi),
crea strumenti per superare i divieti mentre la sua migliore
amica Maria (Becheroni) mitizza il padre Giorgio (Matteo
Taranto), ufficiale delle milizie verdi di cui vuole seguire le
orme. Un trauma improvviso per i due ragazzi però li porterà,
insieme agli amici Benny (Silva), Arturo (Rossi), Caterina
(Luna) , Alex (Giuliano) a mettere in discussione quella
realtà. "Siamo partiti dal desiderio di questi ragazzi di
riappropriarsi del rapporto con la natura e per farlo devono
trasgredire - spiega Vignolo -. Noi umani abbiamo bisogno di
contatto e i ragazzi, a contatto con la natura, cambiano".
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