“Noi siamo andati in giro per le strade fra la gente per cercare di isolare una persona normale, di sorprenderla in un momento qualsiasi della giornata, nascondendo accuratamente le macchine da presa, catturando le sue parole con microfoni invisibili. Perché la gente, quando non sa di essere ripresa, si comporta in un modo assolutamente normale. E degli sconosciuti possono diventare dei personaggi”. Così il 19 novembre di sessant’anni fa Nanni Loy presentava la prima puntata del suo “Specchio segreto”, il primo esperimento di tv senza filtri – che gli allora funzionari Rai Angelo Guglielmi e Mario Motta vollero meno “cattiva” dell’impietosa candid camera statunitense - la cui protagonista indiscussa era la gente comune con le sue reazioni spontanee. Una puntata che - sessant’anni dopo – Rai Cultura ripropone, lo stesso giorno, martedì 19 novembre alle 19.00 su Rai Storia. Incontri “casuali”, in cui si intrecciano comicità e indagine psicologica nelle reazioni, diversissime, di uomini fermati da una donna che finge di rivedere in loro un antico amore perduto o di passanti avvicinati da Nanni Loy che – sornione e un po’ stralunato - cerca di regalare mille lire o finge di essere un balbuziente che chiede improbabili indicazioni, riuscendo persino – alla fine – a far cantare le sue ‘vittime’. “Rispetto alla candid camera americana – ricorda Enrico Salvatori, autore di Rai Cultura esperto di storia della Tv- in Rai si pensò a sviluppare una trasmissione che avesse qualche attenzione in più verso i ‘malcapitati’. D’altra parte, era ancora vivo il ricordo delle critiche verso “Duecento al secondo”, dove il concorrente vinceva il montepremi resistendo a penitenze che furono giudicate ‘indegne’ e portarono anche ad alcune interpellanze parlamentari. Per ‘Specchio segreto’ si pensò inizialmente a Ugo Gregoretti, ma il suo volto era già famoso, e lui stesso propose il regista Nanni Loy, perfetto nel ruolo di ‘provocatore’”.
“Riproporre quel programma – aggiunge il vicedirettore di Rai Cultura, Giuseppe Giannotti – significa tornare a quella che era l’‘età dell’innocenza’ per i telespettatori italiani, che non avevano filtri, non vedevano le telecamere, non avevano alcuna sovrastruttura legata al lungo rapporto con i media, neanche paragonabile a quello che abbiamo oggi, nella contemporaneità di TikTok e Instagram. Le reazioni di ‘Specchio segreto’ sono, quindi, fonti audiovisive di primo livello, reazioni autentiche di donne e uomini degli anni Sessanta”.
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