TOBIAS SMOLLETT, 'LE AVVENTURE DI RODERICK RANDOM' (CASTELVECCHI, pp.
434 - 22,00 euro - traduzione di Giovanni Magliocchetti).
Le qualità e il gioco coinvolgente di questo classico romanzo del Settecento inglese non sono certo nel suo finale: "Se esiste la vera felicità sulla terra, io la posseggo. Gli impetuosi trasporti della mia passione si sono ora moderati nell'affetto e nella tranquillità dell'amore radicato in quell'intima relazione che soltanto virtuose nozze possono produrre. La fortuna sembra decisa a fare ampie ammende della sua passata crudeltà". Il Roderick Random che ci piace e ci pare un'ottima lettura estiva è infatti quello che vive, che lotta, che ne passa di tutti i colori e viaggia con due lire in tasca, spesso trovandosi in mezzo alla parte peggiore del popolino, tra giocatori e prostitute, finti damerini e veri banditi, o si imbarca solcando i mari su navi comandate da capitani duri e senza cuore, oltre a perdersi dietro a mille donne, finendo a inseguire per ogni dove la bellissima Narcissa.
Tobias Smollett (nato in Scozia nel 1721 e morto nel 1771 a Livorno, dove ancora è sepolto) nei suoi cinquant'anni di vita ha scritto una decina di libri, di cui cinque romanzi che sembrano trovare le proprie naturali illustrazioni nelle pitture più o meno coeve di colore e d'ambiente di William Hogarth, che proprio a teatro e letteratura diceva sempre di essersi ispirato. Anche a proposito di quel che accade a Random, l'autore scriveva di "non aver deviato dalla natura dei fatti, i quali sono sostanzialmente tutti veri", di aver raccontato la vita vera, quella, del resto che abbiamo già incontrato nelle pagine di poco precedenti del DeFoe di Moll Flanders o del Fielding di Tom Jones. Tutti titoli legati a un nome, al protagonista, che è al centro assoluto di quel che narra e di un mondo che gli si apre attorno sempre in modo nuovo e sorprendente, di avventura in sventura, di fortuna in disgrazia secondo modelli che potremmo definire picareschi, ma con il realismo dell'Inghilterra neoindustriale e meno della visionarietà iberica, pur avendo come modello principale proprio il Don Chisciotte che lo scrittore stesso tradusse in inglese.
Roderick Random nasce in una famiglia e una casa in cui il nonno è la persona più autorevole, "signore di molti mezzi e di influenze considerevoli" ma di pochi sentimenti, in cui il giovinetto viene torturato, frustato e severamente punito per ogni minimo sospetto di mancanza. Morta presto sua madre e figlio di un figlio già degenere, non è per nulla amato o protetto dal nonno, che anzi lo disereda e non contempla nel testamento, così che aiutato solo dallo zio materno Tom Bowling si istruisce e comincia a girare il mondo, l'Inghilterra, la Francia, le Indie orientali, l'ovest dell'Africa, il Sudamerica incontrando gente di ogni risma, trovandosi coinvolto in mille situazioni, specie per la sua passione per le donne che via via incontra, sino a quando perderà la testa per Nacissa e si arriverà poi alla conclusione che abbiamo detto. Ad appassionare il lettore è proprio la vena realistica, quanto di autobiografico Smollett (che militò nella marina britannica) mette nella pagina e nel suo personaggio, che racconta in prima persona con ritmo e vivacità.
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