Secondo l'indagine condotta dal
Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Gdf in
collaborazione con l'Agenzia delle Entrate, Meta Platforms
Ireland Limited, attraverso i due canali social, avrebbe offerto
"servizi digitali agli utenti" italiani "in cambio
dell'acquisizione e gestione per fini commerciali dei dati
personali" di ciascuno e "delle informazioni inerenti relative
interazioni sulle piattaforme".
In sostanza, si ritiene ci sia stata e ci sia tuttora una
permuta tra beni differenti e che, in quanto tale, debba essere
soggetta all'Iva e quindi vada tassata.
Invece i rappresentanti
di Meta, per "evadere l'imposta", a loro giudizio non dovuta,
non avrebbero presentato "le dichiarazioni relative" a sette
anni.
Uno schema contestato in una inchiesta parallela del pm
Polizzi anche a Twitter International Unlimited Company, branca
del social network comprato poi da Elon Musk e diventato X, per
un mancato versamento dell'Iva da 12,5 milioni di euro dal 2016
fino al 2022.
I temini per accordarsi con l'Agenzia delle
Entrate scadono ad aprile. Poi, a seconda delle decisioni, si
capirà quale dovrebbe essere il destino processuale dei due
amministratori indagati, un irlandese e un indiano, che si sono
succeduti.
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