In tarda serata a Novi Sad
proseguono le violenze e gli atti di vandalismo da parte di
gruppi oltranzisti che hanno fatto degenerare una protesta
inscenata dall'opposizione contro le autorità e il governo,
ritenuti responsabili del crollo di venerdì scorso alla stazione
ferroviaria della città, il cui pesante bilancio è stato di 14
morti e tre feriti gravi. A Novi Sad, alla luce della grave
situazione di ordine pubblico, è giunto lo stesso presidente
Aleksandar Vucic, che ha ribadito la ferma condanna degli atti
di teppismo e annunciato severe punizioni per i responsabili.
Scontri sono in corso fra polizia e gruppi di violenti
incappucciati e armati di mazze e bastoni, che lanciano sassi,
petardi e altri oggetti contro gli agenti. A farne le spese sono
stati in particolare la sede del municipio - bersagliato dal
lancio di pietre, oggetti vari, vernice rossa e anche secchiate
di feci e letame - e alcune sedi del partito conservatore al
governo Sns.
I dimostranti, che hanno rimosso e stracciato numerose
bandiere nazionali della Serbia, hanno infranto i vetri di
parecchie finestre e hanno forzato a più riprese i portoni
d'ingresso del Municipio e delle sedi di partito nel tentativo
di entrare nei locali. Per il lancio di petardi, una parte
dell'ingresso del Municipio ha preso fuoco, domato
dall'intervento dei pompieri. La polizia, che ha volutamente
mantenuto un atteggiamento prudente, ha fatto uso di gas
lacrimogeni per respingere i dimostranti, che chiedono le
dimissioni del premier serbo e del sindaco di Novi Sad.
Ieri si era dimesso il ministro dei trasporti e
infrastrutture Goran Vesic, assumendosi la responsabilità morale
per l'incidente alla stazione, ma respingendo ogni accusa di
colpevolezza diretta nella morte delle 14 persone travolte dal
crollo della tettoia esterna. Parlando con i giornalisti, Vucic
ha detto che lo stato è impegnato a individuare e portare
davanti ai giudici i responsabili, ma che è intollerabile ogni
forma di violenza da parte di chi specula e cerca di
politicizzare una tragedia che ha colpito l'intero Paese.
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