La Romania si è svegliata
incredula stamane per il colpo di scena clamoroso nel primo
turno delle elezioni presidenziali. Contrariamente a tutti i
sondaggi della vigilia, suffragati peraltro dai primi exit poll
e risultati parziali, ad andare al ballottaggio dell'8 dicembre
- stando allo scrutinio ormai quasi completato delle schede -
saranno infatti con ogni probabilità il candidato dell'estrema
destra filorusso Calin Georgescu, presentatosi come
indipendente, e Elena Lasconi, leader di un partito di
centrodestra (Usr), mentre resta fuori dai giochi il premier
socialdemocratico Marcel Ciolacu, dato per favorito alla vigilia
e scavalcato proprio in dirittura d'arrivo dalla rappresentante
dell'Usr che avrebbe chiuso al secondo posto con una manciata di
voti in più. Gli ultimi dati ufficiali diffusi dalla commissione
elettorale assegnano a Georgescu il 22,95% dei consensi,
rispetto al 19,17% di Lasconi e al 19,15% di Ciolacu.
I media locali parlano all'unisono di autentico tsunami
politico: nessuno avrebbe mai immaginato che l'estremista di
destra Georgescu, su posizioni pro-Russia e anti-Nato, alla sua
prima esperienza politica in assoluto, avrebbe potuto far
saltare il banco. Ed invece, dopo una partenza lenta che aveva
comunque già sorpreso gli opinionisti politici, Georgescu, che
avrebbe fatto il pieno di voti fra i romeni della diaspora, ha
scavalcato tutti, rubando voti all'altro estremista di destra -
il rappresentante dell'Aur George Simion, quarto con il 13.8% -
piazzandosi al primo posto.
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