Potrebbe essere libero tra qualche giorno l'altro uomo dei droni iraniani Mahdi Mohammad Sadeghi, il 42enne con doppia cittadinanza iraniana e americana, arrestato in Massachusetts il 16 dicembre quando a Malpensa veniva fermato Mohammad Abedini Najafabadi. Entrambi sono accusati di aver fornito componenti elettronici per i droni di Teheran violando così le sanzioni americane e, in particolare, di aver dato il supporto materiale al Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica per l'attacco contro un avamposto americano in Giordania vicino al confine siriano, nel quale sono morti tre soldati e ne sono rimasti feriti 47.
I destini dei due prigionieri iraniani sono legati a quello della giornalista italiana Cecilia Sala, fermata e detenuta nel carcere di Evin dal 19 dicembre quindi tre giorno dopo l'arresto degli iraniani, ed è per questo che quando il 2 gennaio Sadeghi tornerà in tribunale di Boston gli occhi degli Stati Uniti e del nostro Paese saranno puntati su di lui.
Ingegnere e produttore di semiconduttori, si è già dichiarato non colpevole il 27 dicembre e potrebbe essere rilasciato giovedì prossimo. Secondo l'accusa, nel 2016 si recò in Iran per cercare finanziamenti da un'organizzazione governativa per un'azienda di dispositivi per il fitness che aveva co-fondato. In quell'occasione, sostiene la procura, iniziò a collaborare con Abedini aiutando la sua società ad ottenere componenti elettrici americani.
Nel 2019 si fece assumere dalla Analog Devices, in Massachusetts, e brigò perché l'azienda americana firmasse un contratto per la fornitura di materiali con una compagnia svizzera che serviva da copertura a quella di Abedini. Se condannato Sadeghi rischia fino a 20 anni di carcere e fino a un milione di dollari di multa. Abedini, invece, dopo l'arresto da parte degli investigatori della Digos milanese, si trova nel carcere di Opera in attesa che la Corte d'Appello decida sulla sua estradizione negli Stati Uniti.
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