La stampa spagnola celebra il 40mo anniversario di una storica decisione presa nell'ambito della transizione fra dittatura e democrazia il 9 aprile del 1977 dall'allora premier centrista Adolfo Suarez: la legalizzazione del Partito Comunista Spagnolo.
Una decisione coraggiosa, rileva l'analista di La Vanguardia, Enric Juliana, presa in aperta sfida ai comandi militari nominati da Franco, a due anni dalla morte del dittatore nel 1975 e in una fase di fragile e prudente transizione verso la democrazia.
Il Pce e il suo segretario Santiago Carrillo erano considerati dal franchismo il principale nemico interno. Dopo la morte del 'caudillo', Carrillo era rientrato in Spagna ma il partito rimaneva 'clandestino'.
Dopo la legalizzazione del Pce il suo segretario divenne uno degli padri della costituzione del 1978 e uno dei garanti, accanto al centrista Suarez e a leader socialisti e popolari, dei compromessi che permisero senza spargimento di sangue di traghettare il paese dalla dittatura alla democrazia.
Nel 1975, ricorda Juliana, alla morte di Franco solo il 16% degli spagnoli stando a un sondaggio Gallup riteneva molto urgente un cambiamento politico nel paese e il 70% si interessava molto poco o per niente alla politica. Alle elezioni costituenti del giugno 1977 vinte da Suarez con il 34,5%, il Pc arrivò terzo dietro anche ai socialisti del Psoe (29,3%) con il 9,5%, davanti a Alianza Popular (8,2%). Il peso elettorale del Pce è andato calando con il passare degli anni. Alle ultime politiche il suo successore Izquierda Unida si è presentato in coalizione con Podemos.
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