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L'eterna caccia a Jack lo Squartatore, 'servono nuove indagini'

L'eterna caccia a Jack lo Squartatore, 'servono nuove indagini'

Stavolta le invoca una discendente. Rispunta il barbiere polacco

LONDRA, 13 gennaio 2025, 18:18

Redazione ANSA

ANSACheck
Gb: Jack the Ripper, un mistero che dura da 125 anni - RIPRODUZIONE RISERVATA

Gb: Jack the Ripper, un mistero che dura da 125 anni - RIPRODUZIONE RISERVATA

 Più che un cold case, la riesumazione di una vicenda storico-giudiziaria sepolta da oltre 130 anni negli incubi della memoria collettiva britannica e di mezzo mondo. Una discendente di una delle vittime di Jack the Ripper, Jack lo Squartatore, ignoto serial killer che terrorizzò Londra alla fine del penultimo decennio dell'800, si è fatta viva in questi giorni per sollecitare - ultima fra i tanti - nuove ricerche sull'identità mai accertata dell'inafferrabile 'mostro', simbolo della storia criminale occidentale.


    La donna, stando ai media, chiede di "riaprire le indagini", con l'ausilio dei più moderni test del Dna, su quanto ipotizzato nel 2014 da Russell Edwards: un autore inglese che, basandosi proprio su tracce di Dna rinvenute su un vecchio scialle appartenuto verosimilmente a una delle prede di Jack, ha finito per puntare il dito su un immigrato ebreo polacco che a fine '800 esercitava da barbiere nell'East End, Aaron Kosminski.


    Kosmiski fu uno dei tanti personaggi sospetti indagati già all'epoca dalla polizia, sulla scia dell'ondata di delitti che insanguinò Whitechapel, quartiere allora povero della metropoli.
    Ma venne lasciato andare in assenza di prove. Salvo essere tirato in ballo di nuovo post mortem dal libro di Edwards e ora da Karen Miller: la quale afferma di essere discendente di Catherine Eddowes, una prostituta occasionale vittima a 46 anni, la sera del 30 settembre 1888, di uno degli omicidi attribuiti allo Squartatore. La donna sostiene che lo scialle indicato come potenziale indizio chiave contro Kosminski sarebbe stato proprio della sua ava uccisa. E rivolgendosi al Mail, tabloid della stampa popolare britannica, invoca adesso esami e nuove indagini piena regola. "Le vittime non hanno mai avuto giustizia", le sue parole, e anche a distanza di tanto tempo "serve un'inchiesta per dare legalmente un nome all'assassino".


    La tesi di Edwards, peraltro, non ha mancato di sollevare in questi anni dubbi diffusi e critiche. Sullo sfondo di una vicenda su cui in realtà si sono avventurate nei decenni frotte d'investigatori e ricercatori più o meno dilettanti, evocando ricostruzioni spesso strampalate, o comunque ormai prive di appigli riscontrabili, e fantomatici colpevoli di ogni tipo, inclusi membri della famiglia reale e primi ministri dell'Impero. Mentre nel 2023, nove anni dopo l'uscita del libro che accusava il barbiere Kosminski, un'altra indimostrabile soluzione alternativa al caso è stata proposta all'opinione pubblica del Regno Unito dalla pronipote di uno dei poliziotti di Scotland Yard coinvolti nelle indagini dell'epoca: questa volta con presunti elementi di sospetto a carico d'un altro immigrato, tale Hyam Hyams, fabbricante di sigari nella Londra di fine '800, epilettico e alcolizzato.
   

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